venerdì 11 aprile 2008
L'altro ieri difendevo don Milani da uno stranissimo giudizio su "Liberazione" (26/3, p. 5: "Magdi come don Milani: quando è per paura che si cambia religione"): don Lorenzo, ebreo di nascita, si sarebbe fatto cattolico «per paura di Dio», «alienando la propria autonomia nelle mani della Chiesa cattolica» e tradendo, dunque, la propria libera coscienza. Don Milani come don Abbondio? Pesante, ingiusto, ma anche molto illogico nel parallelo della "paura" tra don Milani e Magdi Allam. Questi non si può certo dire che abbia paura, visti i rischi cui da anni si espone con le sue scelte pubbliche. Lo annota anche Michele Serra ("Il Venerdì", 4/4, p. 194) che invitato a deridere la «mancanza di modestia cristiana» di Allam risponde così: «non mi sento di fare ironia su uno minacciato di morte dal peggior islamismo, e che vive sotto scorta». Giusto, però trovi che l'ironia si fa a senso unico, senza scrupoli, subito e al volo solo quando si tratta di Chiesa cattolica. Ecco perciò Serra " stesso "Venerdì" (p. 42) " prontissimo a deridere questo «Paese familista, cattolico, socialmente primitivo, dove viene riesumato Padre Pio per una ripugnante adorazione del cadavere»! Malinteso da pregiudizio grave, e quell'«adorazione» dice incompetenza incosciente che però disprezza. Spiace, ma è usuale! L'altro ieri in prima sul "Manifesto" (9/4: "Macelleria papale") la vignetta sfrutta volgarmente l'annuncio, in sostanza subito dichiarato falso, di «pressioni polacche» per «l'estirpazione» del cuore di Giovanni Paolo II. È così: cautele solo e sempre per le altre religioni: da vera e propria paura?
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