mercoledì 26 febbraio 2014
Credo che Dante dica di Giuda che è andato all'inferno non tanto per avere tradito il suo maestro, quanto per avere commesso la colpa di essersi tolta la vita. Giuda in fondo fu l'unico a pagare il cristicidio. Quel tale al quale il manesco Pietro recise l'orecchio d'un sol colpo, venne subito restaurato. Restano le vesti di Caifa che con gesto di piena dignità se le stracciò. Già ma la domanda è: quelle vesti sono state poi gettate o furono adeguatamente rammendate? Ancora, Caifa le indossò rattoppate o le passò a qualcun altro di grado inferiore? Infine, Caifa pagò la conseguenza economica della sua dignità, di tasca propria o chiese adeguato rimborso alle casse del tempio? Vicende che sembrano totalmente secondarie ma che, note, offrirebbero sfumature interessanti. Anche il disprezzo di Giuda verso i suoi paganti, non è del tutto irrilevante. I quindici denari, il traditore glieli getta di presso? Qualcuno, una o più persone, ha piegato la schiena per un totale di quindici volte per raccattare il denaro risparmiato sull'olocausto? C'è un balletto coreografico in questo raccattamento? Per un attimo fa capolino il marchese del Grillo che, nel film di Mario Monicelli, getta monete, questa volta ai poveri, preventivamente arroventate. Infine, usare quei soldi per comprare il campo di Aceldama e farne un cimitero, fu una buona idea? Lasciamo che i morti seppelliscano i morti.
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