venerdì 4 marzo 2022
Credevo di essere uno dei pochissimi che, in Italia, leggessero Giraudoux, i romanzi, e soprattutto il teatro (Guanda, poi qualcosa di sparso da Einaudi, e qualcosa nella rivista "Sipario") finché non mi imbattei nelle dichiarazioni di due registi francesi che molto amavo, Alain Resnais e Chris Marker, che ne parlavano come di un loro maestro, di un vero maestro. Prima della guerra, appresi, il suo teatro, affidato a Louis Jouvet grande regista e immenso attore, era stato di riferimento anche politico per una o più generazioni. Soprattutto per La guerra di Troia non si farà, che aveva riferimenti espliciti ai "venti" che cominciavano a soffiare sull'Europa del primo nazismo e dei Fronti Popolari, e Anfitrione 38, che trasferivano testi classici in un presente borghese. Scoprii che in Francia Giraudoux (diplomatico di carriera, morto nel 1944) era venerato come un classico, mentre in Italia era riuscito a "entrare" solo parzialmente, grazie alle regie di Strehler e, credo, di Visconti, perché considerato datato e borghese. Dei suoi romanzi, alcuni ripresi da Sellerio, e delle sue commedie le generazioni del realismo e dell'assurdo non si amavano, mi parve, la leggerezza apparente, diciamo pure antisartriana...
Il suo capolavoro è, penso, La pazza di Chaillot, un suo estremo lavoro che metteva in scena, in un caffè di fronte al Palais de Chaillot, alcune vecchie mantenute di pezzi grossi, in testa la spregiudicata Aurélie (che gran ruolo, per una vecchia attrice!) che con l'aiuto delle amiche e di bizzarri marginali, di fronte agli orrori del capitalismo del tempo di guerra e prevedendo quelli futuri, attirano in un tranello i peggio banchieri e profittatori di Parigi e non solo, che considerano nemici del popolo e della natura, della vita. Aurélie si è inventata che nel sottosuolo della piazza si sente odor di petrolio! e li convince gruppo dopo gruppo a verificare scendendo nelle fogne, chiudendoceli dentro con le amiche e con i suoi simpatici complici, lasciandoveli morire... La leggerezza della commedia e la bizzarria e simpatia dei personaggi, della "corte" di Aurélie, non nascondono affatto una vena perfino rivoluzionaria della commedia, ben diversa da tanti lavori iper-ideologici del tempo ma certamente non meno radicale. Giraudoux batteva Brecht almeno stavolta, che forse lo lesse, ammirò (è da verificare), ed è un vero peccato che non ci siano più registi, dopo Ronconi, che amino ancora Giraudoux e il suo capolavoro.
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