sabato 18 novembre 2017
Quella modesta valle di Sella lontana dalle gloriose Dolomiti, era per noi ragazze di allora il sognato incontro dopo un anno di scuola. Venivamo da città lontane tra loro, ma l'unico luogo dove ci sentivamo libere e indipendenti erano questi prati circondati da boschi eterni e da antiche montagne che al tramonto prendevano il colore del sole. Non ci veniva offerto altro che la nostra giovinezza, allora carica di sogni e di gioia di vivere, di certo data dalla semplicità delle nostre famiglie e dalla modestia delle nostre possibilità finanziarie, che ci avevano portato a godere del poco senza invidia, ne affanno. Le case alcune antiche, altre risparmiate dalla prima guerra mondiale quando gli eserciti s'incontravano tra le cime di roccia grigia e lanciavano bombe uno contro l'altro, avevano mantenuto una posizione quasi nascosta, come per difendersi da altre future calamità. La strada che saliva dalla valle sottostante fino ai mille metri, era sufficiente per dividerci dal resto del mondo e dare a noi l'impressione di vivere in un posto incantato. Perché libero da rumori, da obblighi di eleganza o interesse, da opinioni differenti nel campo della politica o del modo di vivere. Eravamo capaci di godere della pace del silenzio, del gioco dei bambini e del chiacchiericcio e le risate dei grandi quando, per la merenda, si divideva la torta sul prato. Come raccontare questo oggi ai nostri figli che abbiamo caricato di dubbi, d'incertezze per il futuro, che abbiamo privato della forza che da la conoscenza della verità quando la si affronta con coraggio e determinazione. Allora le realtà più crude ci venivano raccontate piano, come sottovoce, perché non ci facessero troppo male e fosse possibile trovarne un rimedio. Le ragazze di Firenze arrivavano dopo di noi ed avevano una casa dove i campi sembravano abbandonare la strada per alzarsi più alti. Non ci incontravamo tutti i giorni, l'importante era sempre sapere della presenza una dell'altra, che si godeva dello stesso profumo del bosco, dell'odore acre del gregge, o ci si addormentava al muggito che le mucche si lasciavano sfuggire nella notte. Infine “le ragazze di Firenze” erano anche la mia distrazione durante la Messa della domenica nella vecchia chiesa di Maria Assunta. Il banco della nostra famiglia era dietro a quello occupato da loro e i raggi del sole del mattino che passavano attraverso la finestra della parete di fondo della chiesa coloravano di rosso e di blu i capelli delle mie amiche. Ed è strano come questo sia il ricordo più vivo che ho conservato di te, cara Alda, ora che ci hai lasciato per un posto più alto dove incontrerai, come ci ha insegnato la fede in cui crediamo, tutto l'Amore di cui ha bisogno e che non sappiamo come descrivere. Certo canterai con la tua bella voce calda che dava gentilezza al nostro coro di montagna quando alla sera attorno al falò ci tenevamo tutti per mano.
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