giovedì 22 settembre 2016
Qui più “Agnus” che “Lupus”. Ieri due esempi di realismo diversi, ma paralleli per onestà e mestiere. Gian Antonio Stella (“Corsera”, p. 57) – “Criticare il Papa senza leggere niente” – mostra l'insensatezza analfabeta di un leader politico che ostenta un Papa del passato, con arroganza chiamandolo “mio” e rifiutando quello del presente, oggi l'unico vero. Così: se negli ultimi 50 anni, da Paolo VI ad oggi avesse letto qualcosa, anche di quello che chiama suo, si vergognerebbe. Siamo messi davvero male! Leggere fa bene. Ieri p. es. avrebbe fatto bene a tutti leggere in prima de “L'Osservatore” la grande apertura per Assisi: “Il giorno della pace”. Il Papa “invita... le donne e gli uomini di buona volontà in tutto il mondo a preghiera e penitenza”. E poi: “La guerra non è mai santa!” Eppure lì sotto, sempre in prima, altri due titoloni: “Finita la tregua in Siria”, e a Lesbo “Distrutto il campo profughi”. Contrasto? Certo, e voluto: chi vive della fede nel Dio che si è incarnato in Gesù di Nazareth e sua “immagine somigliantissima” si rinnova in ogni uomo e donna sotto il Cielo non è un “romantico”, non si fa illudere dalle sole parole, ma alla luce di questa fede legge la realtà come è, impegnandosi a cambiarla in speranza con “fatti” di carità operosa. Vale anche – detto con chiarezza – per la nostra “prima” di ieri: “Pace: la forza dei disarmati”. E sotto: “Siria, colpiti gli aiuti”. Proprio ieri nei Tg si parlava di una “Scuola” di giornalismo con visita del Presidente. Lezioni di giornalismo? Dovrebbero trovarsi ogni giorno in pagina, ma certo, se uno è analfabeta e vista l'aria che tira vuol esserlo per credere di essere più convincente, allora c'è poco da fare. Basta lasciarlo solo: forse così capisce. Se non capisce, come pare, anzi non vuole capire, allora è troppo tardi: “lupus”, non agnus!
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