sabato 22 luglio 2017
Ieri "L'Osservatore" a p.5 titola: «Quel prefetto colpevole di leggere l'Osservatore Romano». Roberto Pertici scrive sul prefetto di Grosseto Guido Palmardita, che in vista dell'entrata in guerra fu accusato dal regime perché – inaudito! – leggeva e diffondeva "L'Osservatore" che era contro la guerra, e quindi pericoloso e sovversivo per la polizia del regime, che reagiva con tutta la sua ostilità. E il 2 giugno 1940, otto giorni prima del "fatale" proclama di Mussolini su «l'ora delle decisioni irrevocabili», l'accusa nero su bianco fu secca: «Guido Palmardita è un pazzo»! Seguivano gli argomenti: «È in urto con tutti... legato mani e piedi al Vescovo, il quale profitta della situazione con l'arte propria dei preti...
È l'unico fascista che legge ogni giorno "L'Osservatore Romano"... Si ispira sempre alle cose celesti elevando il pensiero alla Divinità piuttosto che al DUCE» (sic! Maiuscolo). Leggo anche, ieri, che «gli anni Trenta coincidono con il periodo della massima tiratura del giornale, oltre le 60mila copie». Un giornale davvero scomodo, e quindi spesso sequestrato in uscita dalla milizia del regime e bruciato. Storia vera e significativa...
Leggo e ricordo. In quelli e negli anni seguenti era l'unico giornale che mio padre acquistava ogni giorno all'edicola del signor Egidio, all'angolo di via Oslavia. Per anni, sotto il regime, su quel giornale c'erano – lettissimi! – gli "Acta Diurna" di Guido Gonella, unica voce libera rimasta. Ero piccolo, ma ricordo Gonella e Igino Giordani alla Messa del mattino, nella chiesa di Cristo Re a viale Mazzini. Tra l'altro posso ricordare che il mio primo articolo per un giornale fu per "L'Osservatore". Era il 1970. Oggi da quasi ventuno anni ne leggo tanti ogni giorno, e tra essi anche "L'Osservatore", ma non credo di essere "pazzo", come non lo fu il prefetto Palmardita.
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