domenica 16 settembre 2018
Ci si potrebbe domandare se il tempio di Gerusalemme sia da considerarsi meramente una santuario nazionale, peraltro modesto architettonicamente nell'edizione salomonica, o se esistessero già nello stesso Israele correnti di pensiero che gli davano rilievo internazionale. L'esistenza di un simile orientamento è dimostrata anche da questo passaggio del salterio: «Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. La sua santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra» (Sal 48,2-3). Su cosa si basa questa presentazione del Sion come gaudio universale se di fatto sia dal punto di vista architettonico, sia da quello naturalistico la realtà in questione non è poi un gran che? Il monte del tempio è presentato nel salmo come la sede dalla quale Dio espleta il suo buon governo che indirizza a traguardi di bene le vicende umane. Non solo quelle di Israele abbandonando a sé stessi gli altri popoli, ma facendosi carico di tutti per indirizzarli a vita. Il Sion è quindi il segno concreto dell'amore universale di Dio. Tutta la terra può trovare gioia in quell'altura perché essa è un segno chiaro di inclusione. Ogni stirpe della terra trova accoglienza nel buon governo del mondo che Dio esercita da Sion.
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