domenica 22 dicembre 2019
«Ci gioco. Faccio il presepio e poi ci gioco. Forse lo faccio apposta per giocarci». A parlare è padre Giuseppe, un vecchio frate. Ad ascoltare è Lele, un bambino. Sono i protagonisti di Lilim del tramonto, un romanzo di Bruno Tognolini pubblicato per la prima volta nel 1999. Un romanzo ricco di fascino, tra storia e videogame, che potrà stupire chi conosce soltanto il Tognolini delle filastrocche per bambini, quello dell'Albero azzurro e della Melevisione, e ignora la sua pluralità di interessi e stili, dal teatro militante al romanzo per tutti, come Lilim.
Lele è meravigliato. In che senso "giocare"? «Tu sei un bambino, no? E allora lo sai. Come fate voialtri, nei giochi? Fate andare i personaggi, i soldatini. Li fate correre, cadere, morire. E fate le voci». Già, perché stupirsene? Nel presepio ci sono i personaggi. Tanti, tantissimi personaggi, centinaia di personaggi. Il presepio è come un'affollatissima scena allestita per l'opera teatrale o il film. Tutti sono fermi, pronti. Si apre il sipario, si sente il ciak e l'azione parte, la scena prende vita perché quei personaggi hanno tutti un'esistenza propria, un passato e un presente, sentimenti, timori e desideri. Tutti hanno qualcosa da dire e da fare.
Allora perché un presepio dovrebbe essere spento anziché vivo? E a chi spetta farlo vivere se non a noi, che crediamo nel presepio, nella sua forza, nel suo fascino, nella sua capacità di generare sogni? Padre Giuseppe ci crede e ci gioca. Di nascosto, di notte, quando la chiesa è vuota. Per lui il presepio è vita. Una volta gli vietarono di giocarci e lui si ammalò gravemente. Fu salvato dall'intervento del padre provinciale, suo amico. Il presepio gli fu restituito e lui rifiorì. Solo di notte, comunque, per non turbare chi non capirebbe, ossia quasi tutti.
Questo Natale nel mio presepio napoletano sono arrivati sette nuovi personaggi. Più sei. I sette sono la tessitrice di tappeti e il calzolaio. Una bambina osserva la donna e tre maschietti si stringono accanto al calzolaio. A poco a poco ne carpiscono i segreti. Il calzolaio è un tipo silenzioso e impassibile, molto concentrato sul suo lavoro; non lo lascia vedere, ma è contento di avere accanto i tre bambini (che tristezza i presepi con il Bambino ma senza bambini). La tessitrice invece non smette di parlare. Racconta alla bambina tante storie, narrate nelle Scritture, compresa quella della promessa della venuta del Re, che chissà quando avverrà. Per giocare bene, dovremo studiare un modo bello, curioso, spettacolare con cui scopriranno che sta nascendo adesso, a due passi da loro. Manca il settimo, un altro bambino. Sono tutti siciliani: i primi sei arrivano da Erice, l'ultimo da Catania. È seduto accanto a un fico d'india e si sta togliendo uno spino dal piede sinistro. Si chiama "Ciccio scaccia l'impiccio" e nella bottega da cui l'ho portato via un vecchio, anzi un antico siciliano garantisce che ha uno straordinario potere, perché se ti trovi in un guaio ci pensa lui. Che sia stato Ciccio a indicare ai Magi un percorso alternativo, al ritorno, per evitare lo spinoso Erode?
Gli ultimi sei sono i Re Magi tutti in cima ai loro dromedari, così imponenti, calmi e sicuri da meritarsi una storia pure loro.
A Natale bisognerebbe giocare con il presepio. Purtroppo ci riesce sono l'adulto che non si è dimenticato di quando fu bambino, ragazzo e adolescente. E se si sente visitato da qualche "voglia" di quei tempi, la asseconda docile. Si avvicina, muove le statuine, fa le voci e costruisce intrecci che si scioglieranno la notte del 24 dicembre. Quando un'altra Storia, con la maiuscola, comincerà per non finire mai più.
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