martedì 26 settembre 2017
Ieri “Foglio” (pp. 1 e 4) «La Germania dei prossimi 4 anni» nel contesto europeo. Domenica lì altro titolo (pp. 1 e 4): «La Germania dopo Dio», sulla «progressiva scristianizzazione» del «paese che ha dato i natali a Benedetto XVI», dove «l'ex presidente Gauck era un pastore protestante e dove le chiese, ricchissime, erano il secondo datore di lavoro...». Ciò nel contesto, lì abituale, del giudizio negativo sulla realtà ecclesiale non solo tedesca dopo il Vaticano II e soprattutto dopo l'elezione di papa Francesco. Che dire? Per esperienza (anni 70 del Novecento) ho visto la Chiesa cattolica tedesca potenza anche economica e finanziaria. L'oggi diverso dunque è colpa di Vaticano II e papa Francesco? Rileggo «Trasformazione strutturale della Chiesa come compito e come chance» di Karl Rahner (Queriniana, 1973, pp. 170): 44 anni orsono! A p. 37: «Qui dobbiamo parlare della Chiesa tedesca (...) Noi siamo l'inizio del piccolo gregge. Dico, l'inizio, perché sono convinto – senza esserne propriamente scandalizzato nella mia fede – che la Chiesa tedesca nei prossimi decenni calerà ancora considerevolmente di numero, almeno in relazione alla popolazione totale, e di influenza sociale»... Con seguito: «Ma se diciamo... inizio del piccolo gregge», ciò «non è la stessa cosa di ghetto o setta (...) Dovremo combattere a fondo questa mentalità» di «comodo tradizionalismo e (...) pigra ortodossia... che si richiama all'ecclesiasticità e a una morale rigorosa». Leggo e rileggo: Rahner! Qualcuno da decenni gli ha rivolto le stesse accuse che oggi si risentono con altro, e ben... alto indirizzo, magari come “supplica filiale” di una figliolanza in fondo mentitrice e caparbia... Profezia ecclesiale? Ieri il Presidente della Cei ha ricordato con semplicità che Francesco ha scritto che questa «non è un'epoca di cambiamento, ma un cambiamento d'epoca», e «quasi nulla è come prima». Toccato!
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