domenica 23 febbraio 2003
Bel tipo, Cesare Garboli! Ieri ha scritto a lungo - è il suo mestiere -, prima di «Repubblica» e p. 17: «La Chiesa, la guerra e il salotto televisivo». Gira e rigira, leggi e rileggi, dice tre cose. Prima che in Italia l'unica politica estera degna è da sempre quella della S. Sede. Bella tesi, ma da quelle parti farà rivoltare nella tomba o saltare sulla poltrona tanta gente che ha l'itterizia anche solo a sentir parlare delle radici cristiane. Se la vedano tra loro... Seconda, che lui non sopporta Bruno Vespa, lo esecra, lo dipinge in caricatura, lo viviseziona per respingerlo, lo osserva alla moviola di un'ossessione personale.. Di Vespa a lui, da sempre e per sempre, non piace nulla: nessun gesto, nessuna parola, nessuno sguardo, nessuna trasmissione. Però le vede tutte: si vuole male, vuol soffrire. Qui se la vedrà da solo.. La terza cosa che dice, sempre Garboli, è che a lui piace molto il cardinale Etchegaray. Fa bene. Piace a Malpelo, e la cosa conta poco. Ma piace anche al Papa, che lo manda dove c'è bisogno. E la cosa conta molto. Il bello è che tutto il discorso di Garboli, tende a una sola domanda: perché nella trasmissione sull'Iraq non c'era il card. Etchegaray? Risponderà Vespa? Difficile, vista l'antipatia mostratagli. E allora Garboli continuerà a vagare, per vie e redazioni, con quel suo «perché»?, inutile e strozzato sul nascere. Si calmi. Ci pensa Malpelo. Forse perché quella sera era ancora in Iraq. Forse perché, pur invitato, aveva declinato. Forse perché Vespa conta di invitarlo ad una prossima trasmissione: Ci sarà qualcuno che plachi Cesare Garboli? L'interrogativo angoscia, sinceramente, Malpelo.
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