mercoledì 16 ottobre 2019
Sedici furti di opere d'arte sono indagati da Luca Nannipieri in Capolavori rubati (Skira, pp. 192, euro 19). Furti su commissione, molto spesso, e la refurtiva viene ritrovata (quando lo è) in grandi musei statunitensi o, più recentemente, nelle dimore museali di emiri mediorientali. Non è mosso dall'amore per l'arte, il ladro. Il più delle volte ruba per ricattare i proprietari. Se il ladro amasse così perdutamente quel quadro, quella scultura, quella saliera d'oro del Cellini, tanto da non poter vivere senza, e preferendo correre il rischio della galera pur di avere per sé quell'oggetto, ci si potrebbe anche commuovere davanti a tanta passione; invece, la realtà è molto più prosaica: si ruba per ricattare, tanto più che tutti sanno la difficoltà di immettere sul mercato opere famose, dunque invendibili. Il furto più eclatante, tuttora irrisolto, avvenne il 17 ottobre 1969: nell'oratorio di San Lorenzo, a Palermo, venne trafugata una Natività di Caravaggio, un dipinto di grandi dimensioni, 298 x 197 centimetri. Feci in tempo a vederlo un paio d'anni prima del furto: non era un quadro bellissimo, ma pur sempre un Caravaggio. Proprio le sue ingombranti dimensioni l'avrebbero potuto proteggere: ma i ladri non si fanno scrupoli: forse l'hanno tagliato lungo la cornice per poi arrotolarlo, o addirittura l'hanno spezzato in loco, per vendere separatamente i particolari. Fatto sta che, in cinquant'anni di ricerche, quel Caravaggio non si è più visto. In compenso, la Rai a più riprese ha dedicato speciali televisivi e approfondimenti; nel 2011, la quarta puntata del poliziesco Il segreto dell'acqua, di Renato De Maria, era proprio dedicata al furto di quel Caravaggio. Ci furono rivelazioni di pentiti che coinvolsero la mafia, ma finora tutte le piste non hanno portato in nessun luogo, e la Natività caravaggesca resta fra le dieci opere d'arte più ricercate del mondo. Molteplici le facilitazioni concesse ai ladri d'arte: i capolavori spesso sono in musei defilati, con sistemi di sicurezza inefficienti o inesistenti, scarsa sorveglianza, facile accessibilità rompendo il vetro di una finestra al pianterreno. O addirittura può esserci la complicità di un custode, come avvenne il 19 novembre 2015 quando dal Museo di Castelvecchio, a Verona sparirono un Mantegna, un Giambellino, un Pisanello, un Tintoretto, un Rubens. La guardia giurata che doveva sorvegliare, fu trovata legata e imbavagliata. Dopo mesi di indagini e intercettazioni, si scoprì che la vittima era d'accordo con i malviventi che erano fuggiti con la sua macchina poiché aveva lasciato la chiave nel cruscotto. Le opere d'arte furono ritrovate il 6 maggio 2016 in sacchi di plastica nella boscaglia di Odessa e, prima di restituirle, il presidente ucraino Porošenko volle tenerle per un po' nel palazzo presidenziale per ammirarle a proprio agio. È auspicabile che il libro di Nannipieri contribuisca a suscitare nei lettori maggiore sensibilità verso il patrimonio artistico, risorsa trascurata nel nostro Paese.
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