mercoledì 17 settembre 2014
«Odio e amo. Come accada, tu mi chiedi./ Non so, ma sento che accade e che mi strazia». Due versi leggendari, sui quali cui tutto è stato detto. Il fatto è che io credo che mai, di nulla, è stato detto tutto. E questa è una scommessa della mia avventura. Una premessa: il poeta lirico nell'amore per la donna mette in scena l'amore assoluto, dell'essere umano che ama: tutto, in ogni sfera della vita. Catullo, il giovane innamorato di Lesbia e il poeta, odia la donna che ama, e più la odia più l'ama. Piuttosto facile, per chi legga il libro, vedere in questi versi il dramma di un uomo che si sente (forse a ragione) tradito e che quindi viva l'amore come disperazione. Sarebbe poco. Normale odiare in certi momenti chi ami e ti fa soffrire. La questione è un'altra: Catullo si è innamorato. Chi ama esce di sé, si perde per certi versi irrimediabilmente. Non sarà mai più lo stesso. Non torni indietro dall'amore: hai spezzato il muro del tuo ego, hai lasciato per sempre le vesti del bambino, come Pinocchio l'abito e il cappello del burattino, per divenire uomo. L'amore è un'avventura senza ritorno. Ora sei adulto e, in un certo senso, solo. Odio: non verso l'altro, ma verso te stesso che ti sei avventurato verso di lui, a costo di perderti. Catullo, genialmente, scrive che quest'odio è amore.
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