mercoledì 7 marzo 2018
Puliscono e curano le aree verdi della città, salvaguardano i beni archeologici, si danno da fare. Sono incoraggianti le prime settimane d'impegno per i detenuti del carcere di Arghillà, a Reggio Calabria, che grazie a un protocollo d'intesa siglato tra l'istituto di pena, il Comune, il tribunale di sorveglianza e l'ufficio di esecuzione penale esterna, sono stati coinvolti in un progetto che li porta all'esterno delle celle per iniziative di utilità sociale mirate anche al loro reinserimento nella quotidianità esterna al penitenziario.
Dai primi giorni di febbraio a fine anno i detenuti contribuiranno a riportare e mantenere il decoro in alcuni siti del territorio reggino. Nei giorni scorsi una prima uscita pubblica nell'area che dal lungomare sale al castello aragonese e al palazzo della cultura. «Stanno svolgendo quotidianamente, in modo ormai strutturale, lavori volontari e gratuiti in favore della collettività», spiega il garante comunale per i diritti dei detenuti Agostino Siviglia che ha ideato e promosso l'idea. «Particolarmente significativa e qualificante l'attività di salvaguardia dei beni archeologici cittadini, considerato che si occuperanno pure della manutenzione e della pulizia del verde all'intero dell'area delle mura greche del lungomare Falcomatà», spiega Siviglia. Non è il primo progetto mirato al riscatto e al reinserimento messo in cantiere dal carcere di Arghillà, diretto da Maria Carmela Longo, nell'ottica della "giustizia riparativa" su cui da tempo insiste anche il Ministero della Giustizia.
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