martedì 20 giugno 2017
Oggi il Papa onora la memoria di don Mazzolari e di don Milani riparando tante “offese”, anche da uomini di Chiesa, per i due testimoni di Gesù e preti cattolici esemplari e unici. Anche tanti malintesi all'origine di vecchie amarezze: loro diversi, ma uguali nell'amore a Dio visto nel prossimo e nella realtà misteriosa della Chiesa «serva degli ultimi». Una riparazione attesa, e preparata in questo mezzo secolo abbondante. Ma a proposito di malintesi la stagione non è finita: in altri ambiti ce ne sono di duri da combattere e, vista la realtà, del tutto refrattari alla vera intelligenza. Per esempio (“Tempo”, 5/6, p. 1 e interno, «Il tabù di Bergoglio. Vietato dire “Allàh”») secondo il professor Roberto de Matteis papa Francesco non vuole riconoscere che all'origine di tanto fanatismo terroristico c'è «l'essenza stessa» dell'islam, e quindi lo assolverebbe in pieno da ogni accusa di generare come tale violenza e terrore. Non basta: l'Autore, con altri del suo giro di simpatie nostalgiche di altri tempi di mondo e soprattutto di Chiesa, su questo punto è abituato a contrapporre il magistero di Francesco a quello di Benedetto XVI: reticente il primo, timoroso e falsamente buonista, quanto esplicito e quindi coraggioso il secondo. Vero? No! Falso, e perciò qui (17/6, p. 2) il lucido ragionamento del collega Salvatore Mazza su «Ricca (e pacifica) continuità nel magistero dei Papi sul rapporto col vero Islam», con citazioni esplicite che chiariscono tutto. Tra l'altro a me pare che la tesi di De Matteis faccia il paio con quella secondo la quale le «Crociate» e le «Guerre di religione» che nel passato hanno insanguinato Europa e dintorni, sarebbero in perfetta ortodossia rispetto alla professione di fede cristiana. Bella compagnia! De Matteis con i teorici, da ogni parte, delle «guerre sante» in nome di Dio!
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