martedì 8 maggio 2018
Tanti, e da 5 anni, in cerca del «segreto di Francesco», forse così semplice che sfugge alla presa, come un lampo: evidente per un attimo, svanisce subito. Nuove o vecchie le cose che dice? Un esempio: qui domenica (p. 16) Gianni Cardinale: «Da Francesco “3 P” per la vita consacrata». Eccole: «Preghiera, Povertà, Pazienza». Preghiera al primo posto. E valga per chi dice che Francesco «dimentica Dio per esaltare l'uomo» e, magari, se la prende da decenni – una “fissa” diffusa – con la «rivoluzione antropologica» di Karl Rahner e con la Gaudium et Spes: fanatici allo specchio solo sul loro passato! Poi Povertà, che vuol dire capacità di donare agli altri tutto ciò che si ha e si è. Infine Pazienza, che vuol dire attesa solida di nuove vie, di nuovi cammini in compagnia di chi soffre, e soffrendo e gioendo con lui. È nuovo o vecchio? Nuovo, se meraviglia e attira l'attenzione anche di altri, lontani e magari dimenticati per tanto tempo, e anche se preoccupa chi non vuole che qualcosa cambi nella sua posizione di proprietà esclusiva non solo delle cose, ma persino della fede. Ma anche antico, e più di quanto si pensi. Vediamo! Il più antico testo del Nuovo Testamento, Prima ai Tessalonicesi, comincia con queste parole: «Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l'operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo.» (ITs. 1, 2-3). Eccolo il lampo! Non cose vecchie, ma antiche: fede, carità e speranza. Proprio le “tre P”: preghiera, povertà e pazienza. Lo ha detto Lui, del resto: «Ed Egli disse loro: “Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”» (Mt. 13, 52)!
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