Francesco e le responsabilità dei colossi della tecnologia
venerdì 22 ottobre 2021
A tale Paul Joseph Watson, 39enne complottista britannico, non è piaciuta ( bit.ly/3aWmQDt ), e neppure a qualche voce antimoderna dell'infosfera ecclesiale italofona che lo ha acriticamente tradotto: colpa del riferimento alle «teorie cospirative». Pazienza! È invece tutta da apprezzare e meditare l'esortazione che papa Francesco ha recentemente rivolto «ai giganti della tecnologia» affinché smettano di «sfruttare la fragilità umana, le vulnerabilità delle persone, per ottenere guadagni, senza considerare come aumentano i discorsi di odio, il grooming, le fake news, le teorie cospirative, la manipolazione politica». Siamo nel contesto del lungo messaggio del 16 ottobre scorso al IV Incontro dei movimenti popolari, di cui “Avvenire” ha ampiamente riferito ( bit.ly/3lYa0Ls ). In particolare ci troviamo entro la serie di appelli del Papa introdotti da un reiterato «voglio chiedere, in nome di Dio». Oltre a quello citato, vi è un altro appello che tocca direttamente l'ambito della comunicazione digitale: è rivolto «ai giganti delle telecomunicazioni» perché «liberalizzino l'accesso ai contenuti educativi e l'interscambio con i maestri attraverso internet», a favore dell'educazione dei bambini poveri. Mentre un terzo appello parla più in generale «ai mezzi di comunicazione», auspicando che la «disinformazione» e l'«attrazione malata per lo scandalo e il torbido» lascino spazio «alla fraternità umana e all'empatia con le persone più ferite». Così, l'etica delle comunicazioni sociali di Papa Francesco si arricchisce di un capitolo importante: quello che indica con speciale fermezza ai «giganti» della tecnologia, delle telecomunicazioni e dell'informazione, che a ben vedere sono strettamente intrecciati gli uni agli altri, le loro attualmente enormi responsabilità nel far crescere la qualità della convivenza civile e non solo i profitti, e in particolare nel migliorare le condizioni dei più fragili, dei più vulnerabili, dei più piccoli, dei più feriti.
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