Francesco a Bologna: discussioni e dettagli nella Rete del giorno dopo
mercoledì 4 ottobre 2017
Tra le costanti che ho acquisito sull'informazione ecclesiale digitale c'è quella del 33%: a fronte della generale frammentazione, quando un tema o un evento arriva a conquistarsi un terzo dei post dei principali siti e blog vuol dire che più di tutti ha interessato e fatto parlare. Come la visita che Francesco ha fatto a Bologna e Cesena la scorsa domenica.
Nella Rete del giorno dopo, buona parte dei commenti si è concentrata sul pranzo nella basilica bolognese di San Petronio, dove il Papa ha avuto per commensali un migliaio di poveri. Riassumo in forma di sondaggio d'opinione gli interrogativi più ricorrenti: è stata una cosa giusta (A) o sbagliata (B) adibire un luogo sacro, perdipiù così carico di storia come San Petronio, a un momento "profano"? Così facendo, Francesco e il vescovo Matteo Zuppi hanno voluto compiere un gesto di grande valore simbolico (A) o hanno pensato alla loro "immagine" (B)? C'è una tradizione anche per questo tipo di gesti (A) o è l'ennesima "novità" di questo pontificato (B)?
Metto senza esitare e senza argomentare (lo hanno già fatto benissimo molti altri) la mia crocetta su tutte e tre le (A) e concludo aggiungendo al flusso informativo ormai in declino due dettagli che, da fedele incapace di spogliarsi del tutto del cronista, ho osservato durante le ore bolognesi del Papa. I diversi contegni di chi in Piazza Maggiore era stato scelto per un saluto a tu per tu con Francesco ( tinyurl.com/y6ue4m5u ), con agli estremi l'imbarazzo di Gianni Morandi (fatica ad alzare il capo e mormora: «Sono emozionato») e la disinvoltura di Maurizio Lunghi, Cgil (gli stringe vigorosamente la mano ed esclama: «Santo Padre, piacere di conoscerla»). La grande educazione della Madonna di San Luca: entrata allo stadio tra gli applausi, quando sul presbiterio il Papa la saluta lei si scusa per la pioggia (farla smettere è la sua specialità) e finita la Messa è l'unica che, invece di guadagnare in fretta l'uscita, rimane lì, immobile, ad ascoltare il coro che intona Isaia 62: «Io gioisco pienamente nel Signore...».
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