sabato 16 aprile 2022
«Via Crucis» in mondovisione, ieri sera…Nel suo piccolo l'ha inventata lui, Leonardo da Porto Maurizio: del resto è francescano, e da quelle parti hanno inventato anche il Presepio. Si chiamava Paolo Gerolamo Casanova, nato a Porto Maurizio, oggi Imperia, il 20 dicembre 1676. Subito intelligente e capace: uno zio lo chiama a Roma e lo manda dai Gesuiti, per anni ottimo alunno, esempio per tutti, ma lui decide diversamente: lo zio lo caccia di casa, e lui si fa francescano nel Convento di San Bonaventura al Palatino. È prete il 23 settembre 1702 e da quel giorno la sua vita è un turbinio di parola e presenza quasi ovunque. Per 44 anni corre in ogni parte d'Italia: Roma soprattutto, Lazio e Toscana, Marche, Campania e Corsica. «Il più grande missionario del nostro secolo», disse di lui sant'Alfonso Maria de' Liguori. La sua è una vita donata alla parola, in particolare sui Novissimi e sulla Passione. Passano così gli anni, ben 44. Perciò al Giubileo del 1750 la sua fama è già immensa e Benedetto XIV, papa Lambertini, affida l'organizzazione del Giubileo intero alla sua parola e alla sua azione di fuoco. Grande predicatore della Croce di Cristo, ad un certo punto "inventa" la Via Crucis proprio come è giunta fino a noi ieri sera. Ideatore di sole immagini e astrattezze? Macché! Ne mise su materialmente ben 574 in tutte le città, e 36 erano fisse. Dove passava lui erano penitenze e conversioni clamorose. Riempiva le chiese e poi le piazze, perché le chiese non bastavano più. Arrivava scalzo, al lume delle torce, corona di spine in testa, croce sulla spalla, flagello nella destra, ed era un fiume appassionato di parole e di lacrime: contagiose. Il 27 dicembre 1750, a chiusura del Giubileo passato alla storia come di Benedetto XIV e suo, lui fissò la Croce al centro del Colosseo con le 14 Cappelle, poi dette Stazioni, tutt'intorno. Tra l'altro proprio a lui si deve il ritorno all'importanza del Colosseo, fino allora utile solo come luogo da cui sottrarre travertino e altro per costruire altrove. Quella Croce e le Cappelle di Leonardo restarono lì fino al 1870: le rasero al suolo i nuovi padroni dopo Porta Pia - un po' Savoia, un po' massoni e anticlericali - ma nel 1925 Mussolini le fece rimettere al loro posto: storia delle idee e cronaca di piccole ripicche ideologiche. Così andava il mondo, e così in tante cose va anche oggi. Torniamo al 1750. «O penitenza o inferno» era il bivio cui fra' Leonardo richiamava tutti. Raccontavano - con quel cattivo gusto che scambia troppo spesso l'evangelizzazione con la caccia - che una volta alla Minerva, dopo una sua predica di fuoco 7 ebrei in un colpo solo chiesero il Battesimo, e un'altra 4 anglicani e un luterano. Un successo agli occhi di tutti, almeno quaggiù. E lui inventava: altro magnifico scenario delle drammaturgie di fra' Leonardo era Piazza Navona. Spesso arrivava anche il Papa e alla fine, tra pianti, conversioni pubbliche clamorose e roghi di strumenti di peccato e libri eretici, c'era la benedizione per tutti e l'invito a Trinità dei Pellegrini, verso Ponte Sisto, dove Benedetto XIV, uomo di cultura e umanità squisita, lavava i piedi ai romei e li serviva a tavola, regalando loro due medaglie, un asciugamani e un mazzetto di fiori di campo. Fra' Leonardo arrivò alla fine dell'Anno Santo consumato, ma continuò la sua missione di predicatore itinerante. Era sulle montagne del bolognese quando arrivò l'ordine del Papa di tornare a Roma prima della fine di novembre del 1751. Arrivò a Roma il 25 e morì il giorno dopo. Parola di Benedetto XIV: «Abbiamo perduto molto, ma abbiamo acquistato un Protettore in cielo». Beato nel 1796 e dichiarato santo da Pio IX il 29 giugno 1867. Pio XI lo proclamò patrono delle missioni popolari il 17 marzo 1923. Oggi i romani venerano il suo sepolcro a San Bonaventura al Palatino, accanto al suo Colosseo, dove tutto era cominciato…
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