venerdì 14 gennaio 2005
Enfasi, ed amenità. "Berrette rosse all'attacco del Papa". Così strilla in prima pagina "Libero" (5/1), forse memore di una pellicola di guerra dal titolo simile, e nel pezzo denuncia "le manovre dei progressisti per condizionare il prossimo Conclave". Un po' troppo, per l'esiguità delle notizie date. Ma è uno stile: proprio sopra quello "strillo" un altro sul dramma degli orfani del maremoto: "Giù le mani da questi bambini"! In teoria giusto, ma enfatizzato e frettoloso: le notizie arrivate poi, fino a ieri, p. es. nelle dichiarazioni di chi è là, come don Pierino Gelmini, confermano questa valutazione. Enfasi, stesso 5/1, anche sul "Riformista", che nel titolo profetizza sicuro sul "prossimo Papa". Calma. Alle amenità pensa ("Corsera", 6/1) Lilli Gruber: "A Bagdad rimpiangono Saddam". Non insista: viene in mente il vecchio "Aridatece er puzzone", detto dal popolo a Roma subito dopo la guerra. Ameno anche un vecchio "Corsera" (31/10/04, p. 37) che racconta una "carrellata di immagini divise tra Antico e Vecchio (sic!) Testamento", con il neofita Regis Debray che annuncia che "la legge di Mosè condanna le immagini", dandone però una spiegazione allegra: le immagini sono "materiali", mentre Dio e la religione riguardano "lo spirituale". Nella Bibbia la vera ragione è altra: Dio non si fa vedere, vuole parlare ed essere ascoltato; gli idoli si vedono in immagine, ma sono muti. Le conseguenze sono grandi, fino al "date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Ultima sull'"Indipendente" (6/1) che deride la Bibbia: "ma che c" è, questa manna?" Non sa che "Man hu?" vuol dire proprio "Che cosa è?". Amenità da ignoranza inconscia, ma esibita.
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