domenica 18 novembre 2012
In un autoscatto ha un cappello dalla tesa rotonda, lo sguardo sorpreso, la Rolleiflex al collo sul vestito estivo a scacchi bianchi e neri. È Vivian Maier, nata a New York nel 1926, vissuta tra Francia e Stati Uniti prima di trasferirsi definitivamente in America. Della sua vita si sa pochissimo, solo che lavorò come bambinaia presso alcune famiglie di Chicago, dalle quali è ricordata come una Mary Poppins. Ignoti i suoi studi e sconosciute le migliaia di fotografie che fece nel corso della vita. Almeno fino al 2007, quando un ragazzo ventiseienne acquistò in una casa d'aste la scatola piena di negativi che lei aveva venduto per necessità. Pare che le piacesse raccogliere le fragole, mangiare il gelato al caffè e portare scarpe da uomo. Sembra che facesse anche il critico cinematografico. Il suo scopritore la descrive come «cattolica, socialista, femminista». Gli esperti ormai la annoverano tra i grandi «fotografi di strada». Riprendeva vetrine, volti di passanti, bambini, donne sole, scorci di città. Si nascondeva dietro un mestiere comune, appagata di se stessa e non in cerca di riconoscimenti dal mondo? Oppure, se fosse vissuta oggi, avrebbe consegnato le sue foto a una pagina di Facebook? Non sappiamo. Ma sotto il suo cappello dalla tesa rotonda non è detto che Vivian Maier, della sua fama postuma, non se la rida.
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