giovedì 11 giugno 2015
La famiglia che resiste e che, in anni di fragilità sistemica e di evanescenza affettiva, riesce a svolgere i suoi compiti "a tempo indeterminato", è una ricchezza per l'intera società. Per la Chiesa è una verità fondativa. Finalmente se ne stanno accorgendo anche gli enti pubblici. Il Comune di Forlì è sceso in campo per prevenire i conflitti familiari, con un programma che punta a presentare il matrimonio e la decisione di avere figli come "scelta consapevole". Non è una scelta confessionale, ma "politica", nella sua accezione più nobile. Se gli effetti delle famiglia che si disgrega – è stato il ragionamento degli amministratori locali – si ripercuotono sull'intera società in termini di disagio sociale, difficoltà educative, maggiori incombenze a carico di servizi pubblici e quindi costi crescenti per la collettività, perché non scendere in campo con un progetto finalizzato a rendere più salda la stabilità familiare? Detto fatto il Comune, in collaborazione con l'Ordine degli avvocati ha avviato una serie di azioni che aiutino a disinnescare o evitare i conflitti tra marito e moglie. Anche nelle città romagnola le cifre non sono rassicuranti. Nel 2013 si sono registrati 136 divorzie 197 separazioni. Troppi in un Comune che conta poco più di 115mila abitanti. Così, con il progetto "Vita di coppia… e matrimonio", l'amministrazione punta a fornire informazioni sui servizi che riguardano la famiglia, diffondere un questionario a chi si sposa per scoprirne necessità e bisogni da concretizzare e avviare una serie di seminari e momenti formativi.
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