martedì 22 agosto 2006
Sordità" Ieri titoloni. "La Stampa" (p. 1): "Ratzinger a sorpresa: 'Non lavorate troppo'"! "Repubblica" (pp. 1 e 21): "L'ozio che nutre l'anima": il "filosofo" Galimberti parte dall'angoscia, dal "lavoro forsennato", storpia una citazione di S. Agostino e accoglie - benevolo - "l'invito del papa". A che? "Il Messaggero" evoca lo Stakanov operaio dell'era Stalin. Sulla "Stampa", dopo il fondo sensato del sociologo Franco Garelli, si spara a p. 10 con titolone "Il Papa: non bisogna lavorare troppo". Il vaticanista Tosatti colloca invano le parole del Papa nel campo della spiritualità e dello spazio per Dio, non degli orari di lavoro in fabbrica, ma seguono Renzo Arbore - "Io faccio da sempre"l'ozio è creativo" - i valdesi che si dissociano per "un'etica diversa" e "I frenetici imprenditori di Cl" che a Rimini sembrano pentiti: "Rallentare? Ci proveremo". In realtà Benedetto XVI, partendo da un testo di san Bernardo che ammoniva Eugenio III, suo discepolo e monaco divenuto Papa, a preghiera, silenzio e umiltà, ha parlato del primato della contemplazione che immerge in Dio, applicando quelle parole a tutti i cristiani ed anche al Papa e subito dopo, a "Oggi 2000" in diretta su Radiouno Rai mons. Loris Capovilla ricordava commosso che lo stesso testo di san Bernardo papa Giovanni volle leggerlo la prima sera che divenne Papa. Ma ieri mattina, stessa Radiouno Rai, ecco il commento del sociologo Ferrarotti che ricorda il "Lavorare meno, lavorare tutti" delle lotte post '68. Insomma: un disastro!
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