domenica 24 settembre 2017
Se state leggendo questo articolo, significa che anche questa volta l'abbiamo sfangata. Secondo la teoria di David Meade, il 23 settembre era atteso lo scontro della Terra con Nibiru. Il pianeta invisibile avrebbe dovuto impattare entro la giornata di ieri, con un inevitabile corollario di terremoti e tsunami. Più o meno la stessa scena che ci eravamo immaginati il 21 agosto e tante altre volte, dall'anno Mille in poi.
Certo, a voler essere molto pessimisti si dovrebbe attendere che il giorno funesto trascorra anche sulle isole Kiribati, dove passa la linea del cambiamento di data: quando oggi ci sederemo a tavola anche i nostri conterranei della Micronesia avranno salutato definitivamente il 23 settembre e allora sì che potremo attendere, tutti insieme, la prossima Apocalisse annunciata.
Infatti, anche se per smentire la profezia di Meade – la quale, ovviamente, ha spopolato sul web – si è scomodata la Nasa, questo mondo sempre più connesso ha imparato a condividere rapidamente le proprie paure e, dai Maya a Nostradamus, passando per i testi sacri di tutte le religioni, non mancano gli indizi per congegnare il prossimo gran finale. Una simile brama di vuoto è sintomo di grande disperazione. Incapaci di salvare il pianeta dai nostri egoismi, ci rifugiamo nello storytelling della nostra morte. Rinunciamo alla scienza e alla fede per lavorare al più grande post della Storia, capace di mandare in tilt la rete, a furia di condivisioni e likes. Così facendo, però, non esorcizziamo la paura: ne diventiamo servi sciocchi. Meglio sarebbe studiare di più, inquinare di meno e, ogni tanto, pregare.
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