sabato 13 febbraio 2010
«Le parole sono importanti». "Domenica-le" del "Sole 24 Ore"(7 febbraio), inizio dell'intera p. 31 ("Scienza e Filosofia") con Gilberto Corbellini («Parole giuste per morire con dignità») e Armando Massarenti («Küng: appello a media e politici»). Si presentano 3 libri di 9 autori illustri (1 più 6 più 2) che vorrebbero dar «lumi» sul «morire umano». Il secondo libro ha 6 autori e programma già nel titolo: «Cosa vuol dire morire». Leggi, ma proprio su questo, nell'intera pagina trovi il nulla, perché il contributo di nomi illustri, filosofi e teologi (Küng, Severino, Bodei, Reale, Schiavone, De Monticelli, Mancuso) pare trascurare totalmente proprio il significato del morire. Al grande interrogativo del «Pastore errante» leopardiano alla Luna, «Che sia questo morir, questo supremo scolorar del sembiante, e venir meno ad ogni usata, amante compagnia», nessuna risposta. Tutto ti pare concentrato sul «come morire» umano e anzi, soprattutto sul «come far morire» gli uomini, in particolare ed esplicitamente quelli resi più fragili, più indifesi, più manipolabili da tante cause. Che dire? Che resti deluso, perché tutto si riduce a una seduta accanto al letto di morte, o in sala di rianimazione tra macchine e maschere (non solo ad ossigeno) per raccomandare l'eutanasia. Da «filosofi» e «teologi» qualche interrogativo in più si poteva attendere. Oggi la cultura è acrobatica: unico salto, e mortale. Le acrobazie sono di moda, se pensi che sul "Messaggero" (6 febbraio, p. 38) hai letto che un proclama della Bonino: «L'attenzione ai diseredati mi unisce ai cattolici». Qualcuno l'ha mai vista alla Caritas?
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