giovedì 12 marzo 2015
“Repubblica” (10/3, p. 30, Lettere): Enzo Pelino lamenta le donne «oppresse» nella Chiesa e Augias replica che «il fondo della sua lettera resta veritiero» e poi ricicla leggende solleticanti di tardi apocrifi. È Libertà. Ma Pelino è sicuro: «Gli apostoli erano uomini» e dunque, solo per questo, «com'è possibile immaginare che duemila anni fa un gruppo di donne seguisse Gesù nelle sue peregrinazioni?». Eppure non un'«impossibile immaginazione», ma il Vangelo dice (Lc 23, 27) che «un gruppo di donne seguiva» Gesù, usando anche per esse il verbo tecnico del “discepolato”: akolouthéo. Un “dilettante” scrive e Augias “in fondo” gli dà ragione. Molto fondo! Ma c'è di peggio. Sempre “Repubblica” (9/3) Paolo Flores d'Arcais “strilla” su due pagine (52-53): «La democrazia deve chiedere l'esilio di Dio»! Secco: se in una scelta di società c'è qualcuno che osa tener conto delle sue convinzioni religiose, allora addio democrazia! Se si vuole vivere in democrazia ogni credente deve rinnegarsi, lasciare la decisione totale solo a chi non lo è, o farla sua. Così capiamo finalmente che per esempio De Gasperi, Moro, Andreotti, Giovanni Battista Montini, Dossetti, Lazzati, Milani, Mazzolari e chissà quanti altri non potevano, e non furono realmente veri «democratici»! Oggi e sempre solo gli atei possono e debbono non rinunciare alle loro convinzioni di coscienza, così illuminando la società con veri raggi di luce, ovviamente non divina. Due belle pagine, anzi tre, da collezione. E una quarta, da follia apparentemente opposta. Sul “Fatto” (9/3, p. 5) l'ubiquo Buttafuoco – ora solito anche su “Foglio” e “Sole” – decreta che papa Francesco per la Chiesa cattolica è «Il segno della fine». Bravo! Nei secoli l'hanno detto e gridato tanti, guardando a tanti Papi. Sono finiti loro: in genere maluccio.
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