domenica 8 marzo 2009
Fischi-fiaschi: innocenti e leggeri, o colpevoli e velenosi. Per i primi ("Il Foglio", 5/3, p. 2) Angiolo Bandinelli sempre disinvolto chiede ai «cari amici cattolici» di spingere loro stessi per «l'abrogazione del Concordato». Si può discutere seriamente, ma non è la sede" Il fischio-fiasco arriva quando Bandinelli scrive che Spadolini, «autore della formula del "Tevere più largo"», in «un fondo del 13 settembre 1958» citava un telegramma di Malagodi che «si felicitava per l'elezione al papato di Giovanni XXIII» con «l'auspicio» di «una maggiore separazione ideale tra Stato e Chiesa». Davvero? Ma allora Spadolini e Malagodi erano profeti: Pio XII morì 25 giorni dopo quel 13 settembre, e Giovanni XXIII fu eletto 45 giorni dopo, il 28 ottobre. Piccolo fiasco innocente, e subito doppiato, perché Bandinelli ricorda «i due Concordati» con l'Italia, «quello del 1922 e quello del 1984». In realtà è uno, giacché nel 1984 fu soltanto «aggiornato», ma non basta: quel «1922» non va. La data giusta è 1929, e il 1922 fu l'anno della marcia su Roma, per caso anch'essa in data 28 ottobre, a 36 anni esatti dall'«elezione al papato di Giovanni XXIII» profeticamente anticipata di un mese e mezzo nel primo fischio-fiasco. Roba comunque leggera, ma c'è anche materiale pesante. Per esempio su "Repubblica" (9/2, p. 31) Marco Politi cita se stesso ricordando che Benedetto XVI «nel marzo 2006» ammonì «i parlamentari europei» con il «solito elenco dei principi non negoziabili». E fa seguire, lunga, la puntigliosa lista, che però nel testo del Papa non c'è. Svista? No: fischio-fiasco velenoso e mirato. E non fa onore.
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