venerdì 15 gennaio 2010
Hanno già cacciato undici allenatori. Ferrara no. E non lo dico per sollecitare il suo licenziamento dalla Juve, per carità: sono stato il primo a dubitare delle sue capacità, l'ho detto e l'ho scritto quando i turibolanti in servizio permanente effettivo già lo santificavano per un paio di risultati positivi di fine stagione (altrui), e adesso che i fedelissimi l'hanno abbandonato al suo destino non ho certo intenzione di infierire. Mi incuriosisce soltanto la (provvisoria?) motivazione della sua conferma, avvenuta - si badi bene - prima del salvataggio di Coppa Italia, prima del successo ottenuto con una larga collaborazione: dei giocatori della Juve e di quelli del Napoli. Ho letto che Ferrara l'avrebbe salvato Del Piero. Aggiungerei Chiellini, Diego, Salihamidzic. E Mazzarri, a nome di Napoli. Cirooo, Cirooo, Cirooo... Dicono che Ciro deve restare perché è lo staff dirigenziale che lo ha designato tecnico della Juve al posto di Ranieri. Dunque complice. Fosse vero, applaudirei dirigenti capaci di prendersi finalmente le loro responsabilità. Ma mi chiedo perché gli altri undici siano stati sbattuti fuori senza pietà. Forse non li avevano responsabilmente assunti i loro presidenti? Forse Zamparini e i suoi emuli hanno licenza di silurare? Dunque Ferrara è salvo, almeno fino a quando la mozione di fiducia non sarà rimangiata. L'anno scorso, quando il mio amico Cobolli Gigli rinnovò la fiducia a Ranieri per la quarta volta, annunciai pubblicamente al tecnico di Testaccio che il suo destino era segnato. E così fu. Guardando al futuro della Juve - che come amava dire Boniperti sta a cuore a venti milioni di italiani - se fosse per me Hiddink resterebbe disoccupato: grande navigatore, fulgida guida di armate mercenarie, sergente di ferro e compagnone, metà Rocco metà Ancelotti, non è riuscito a portare ai Mondiali la Russia, ovvero la squadra più ricca del girone di qualificazione, facendosi battere dalla Slovenia. Significativo il commento sul web del tifoso sloveno Enrico Maria Milic: «Hiddink, ciapa su e porta a ca'». Io garantirei la salvezza di Ferrara mettendogli a fianco - non necessariamente sopra - un allenatore d'esperienza, magari anche d'età, insomma un direttore tecnico esperto di campo più di quanto non lo sia Bettega, esperto di scrivania. Un nome? Cerco di capirlo leggendo una rara testimonianza di Ciro Ferrara scrittore, autore di un libricino intitolato semplicemente "Il calcio" alle cui pagine ha affidato il suo pensiero sugli allenatori conosciuti e sperimentati: liberiamoci subito di Ranieri, «l'unico allenatore - scrive Ferrara - con cui ho incontrato qualche difficoltà, con cui non sono entrato in sintonia»; liberiamoci anche del fantasma di Lippi che ha esplicitamente rinunciato alla Juve per ragioni politiche: di lui Ciro diceva «è l'allenatore che mi ha dato di più, che ha saputo trasformarmi come giocatore, farmi cambiare tipo di gioco e atteggiamento tattico»; e leggiamo quest'ultima dedica: «È stato anche il mio allenatore e solo molto tempo dopo ho avuto il coraggio di dirgli che era stato il mio idolo; non volevo che qualcuno dicesse che cercavo di conquistare il mister». Il nome, ditemi il nome! Dino Zoff.
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