martedì 5 marzo 2019
Domenica ("Giornale", p. 1) «La felicità (sottovalutata) dell'amore reciproco». Francesco Alberoni descrive la ricchezza dell'amore ricambiato, «bilaterale», diverso da quello "unilaterale" pieno di infelicità. Il primo è «caratterizzato da una straordinaria ricchezza emotiva, dalla continua scoperta reciproca, è sempre nuovo... Ed ogni volta è una rivelazione e una rinascita». L'elogio fa pensare, e ti viene in mente il verso di un inno latino all'amore per Dio: «Chi ne ha fatto esperienza può credere cosa sia amare Gesù».
Dalla terra al Cielo? Sì: bella spinta. E non basta. Ieri ("Corsera", p. 1) con titolo: «L'Amore o l'amore?» Alessandro D'Avenia esordisce così: «Nel quotidiano vivere, di rado l'Amore si mostra apertamente, come un dio». Lui racconta la cerimonia degli Oscar e ricorda i capolavori del passato che «hanno visto la Fiamma dell'Amore» trionfare anche sugli schermi. Rileggo quel titolo, "L'Amore o l'amore?" e penso che per la fede cristiana "Amore" – "a" maiuscola – è la stessa realtà di Dio rivelato e donato a noi... L'Amore infinito è suprema pro/vocazione per noi: "Dio è Amore", e questo "Amore" ci ha raggiunto, possiamo amarLo riconoscendolo nel prossimo da amare con il "Suo" Amore. Lo ha detto Lui, ed è un amore bilaterale, per dirla con Alberoni, un Amore che vuole identificarsi con la sua creatura divinizzandola per grazia e invadendone la vita nel tempo e nell'eternità. Dunque non "o", ma "e": "Amore e amore"! Santa Teresa di Lisieux (1873-1897), Dottore della Chiesa e Maestra dei teologi, nel "Manoscritto B" racconta la scoperta della sua vocazione tutta in maiuscolo: «Nel Cuore della Chiesa Io sarò l'Amore, e così sarò tutto!» Felicità di amare, ha scritto Alberoni, ma qui "universale": la vita in Terra, senza perdere nulla in concretezza vissuta, diventa Cielo anticipato.
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