sabato 14 settembre 2013
«Il Papa, i non credenti e la risposta di Agostino» ("Repubblica", ieri, pp. 1 e 33). Vito Mancuso è felice dello scambio di idee e "simpatia" personale tra Eugenio Scalfari e Francesco. Sei felice anche tu, ma leggi e qualcosa non fila… Incipit dell'articolo: «Qual è la differenza essenziale tra credenti e non credenti?» Al seguito di Norberto Bobbio e del grande Carlo Maria Martini ecco la risposta: «La vera differenza non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa». Pensi anche tu e come base sei d'accordo, ma poi arriva il seguito, sempre Mancuso: «Rimane però che, per quanto si possa essere accomunati dalla volontà di dialogo e dallo stile rispettoso… la differenza tra credenti e non credenti non viene per questo cancellata, né deve esserlo». C'è, e ci deve essere. E «qual è»? Ecco Mancuso: non nella fede nella divinità di Cristo, che «non è la questione decisiva… (e) tanto meno… passa dall'accettare la Chiesa… Il punto decisivo non sono né Cristo, né la Chiesa, ma è la natura dell'uomo». Ci si potrà ragionare su - proprio Agostino ha scritto: «percorri l'uomo, troverai Dio»! - ma così resta solo nebbia, tanto più che all'ultima Udienza hai sentito lo stesso Francesco annunciare appassionato che la salvezza è Gesù, e non si può accettare Gesù senza accettare anche la sua Chiesa, pur con tutti i difetti che le vengono dagli uomini, anche e soprattutto da quelli "di chiesa". Ci si torna su, vero?
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