domenica 23 marzo 2008
Un libro, un ritaglio e una beata incoscienza "laica". Ho appena ricevuto dalla Marsilio, che ringrazio, un volume con due autori, il cardinale Scola e il filosofo Flores d'Arcais, e un titolo interrogativo: "Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede". Ovvie posizioni opposte. Per il cardinale Dio è realtà viva rivelata in Gesù Cristo: convinzione ferma, ma rispetto assoluto di chi non crede. Leggi, puoi consentire o meno, ma non ti senti offeso. È dialogo. E Flores? Altro piglio: il suo discorso inizia netto dalla «convinzione, meditata e criticamente radicata, che per fare filosofia, oltre che per fare scienza, l'ateismo sia una precondizione ineludibile» (p. 15). Radicale! Paolo Flores d'Arcais, filosofo, è certo che chi non è ateo non può fare filosofia e scienza. Senza eccezioni? Senza eccezioni: chi non è ateo in fondo non ragiona, ma si appoggia ad un "ipse dixit" illusorio! Dunque Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso, Cartesio, Pascal, Hegel, Kierkegaard da una parte, e Galileo, Laplace, Newton, Spallanzani, i coniugi Curie, Fleming, Marconi, tanti Nobel in gruppo ecc., solo per fare qualche nome tra migliaia, in realtà "non" hanno mai fatto né filosofia né scienza perché non erano atei! È dialogo? Pare difficile. Leggi e comunque la prendi ti pare beata incoscienza, sfrontatezza di un volo senza rete con esito sfracellante. E per di più ripensi al ritaglio. Da "Repubblica" (18/3, p. 54-55) titolo per Flores proprio sul tema: "L'ha detto Hume: fede e ragione non stanno insieme"! L'ha detto Hume? Sì! Anche lui: ipse dixit! Chi l'avrebbe mai" detto? Comunque Buona Pasqua!
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