giovedì 9 luglio 2009
Su "Repubblica" (6/7, p. 1) Vito Mancuso convoca san Paolo e Dietrich Bonhoeffer per spiegare «Il cattolico adulto che il Papa non vuole». E così per Bonhoeffer «il mondo adulto» pare fare a meno di Dio, ma gli è più vicino, ma il Papa ha elogiato con San Paolo la fede «matura» dicendo che essa sceglie ciò che va creduto o rifiutato ascoltando «la Chiesa e i suoi pastori». Il contrario, una «fede fai da te», non piace a Benedetto XVI: per lui fede adulta è sempre quella che «obbedisce alla gerarchia ecclesiastica» e con «coraggio contrasta il mondo e i suoi applausi».
La ragione " scrive Mancuso " è che per il Papa fede e ragione sono come un'unica cosa, e la vera razionalità umana si salva solo accogliendo la fede presentata dalla Chiesa. Qui alla lettera per Mancuso il pensiero di Benedetto XVI: «Dottrina ecclesiastica uguale razionalità uguale verità».
Non vero! Perché risulta dalla storia che «qualche volta la Chiesa con la sua dottrina stava da una parte e la verità e la razionalità dall'altra»: sulla «libertà religiosa» e di coscienza, per esempio, sulla Bibbia data anche ai laici, ecc. ecc. E alla fine la lezione si fa omelia: va sempre ascoltato «ciò che lo Spirito dice alla Chiesa, senza cercare l'applauso del mondo, ma neppure senza temere la condanna della gerarchia».
Domanda: ciò che «lo Spirito dice alla Chiesa» è il contrario di ciò che dice la gerarchia «qualche volta» o sempre? E poi: perché per l'occasione dimenticare che Ratzinger ha sempre difeso «diritto» e «dovere» di critica rispettosa e costruttiva a tesi anche di Chiesa, ma «senza copertura» nel deposito della fede?
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