sabato 12 settembre 2020
Tra pochi mesi andranno in pensione, e dato che i figli non hanno intenzione di proseguire la loro attività perché già impegnati diversamente, hanno deciso di regalare la piccola azienda di famiglia a chi avrà voglia di portarla avanti. È la storia di Andrea e Luca Franceschini, che insieme e da quarant'anni a Bologna gestiscono un laboratorio di assistenza e riparazione di attrezzature per negozi. «Sarebbe un peccato chiudere un'attività che guadagna ancora dignitosamente: la cederemmo volentieri a costo zero a qualche ragazzo che avesse voglia di fare, senza paura di sporcarsi le mani di olio e grasso», ha spiegato uno dei due titolari. Vivendo in un Paese dove la disoccupazione per alcuni è anche una scelta e dove dilaga l'allergia per i mestieri che richiedono fatica e regalano poca considerazione, è probabile purtroppo che non ci sarà la coda per raccogliere questa offerta gratuita di laboriosità. Sarebbe ora però di invertire la tendenza, e di smettere di far sentire chi usa sudore e manualità per vivere meno elevato socialmente di un impiegato di Borsa, un avvocato, un giornalista, o di chi passa tutto il giorno davanti a un computer a fare nemmeno lui sa bene cosa. È una questione anche di risultato: chi realizza cose tangibili in questa società che vende soprattutto fumo, merita sempre un applauso. O comunque molto rispetto.
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