venerdì 12 marzo 2010
Letture, e tanto fastidio. Mercoledì paginone sul "Foglio" con titolo provocatorio, «Elogio della sessuofobia cattolica»: da Umberto Silva una cascata di trovate bislacche, contraddittorie e spesso beffarde. Lui si diverte allegro su santi e briganti, Bibbia e riti, preti (soprattutto) e monache, psicanalisti e teologi di vario calibro con «postcriptum» irrisorio che, dopo aver esaltato la sessuofobia tutta cattolica e deriso secoli di storia, finisce in profezia: «questo umile scritto è un elogio della Chiesa, ma anche un requiem. Pare che entro una ventina d'anni la Chiesa scomparirà dall'Europa" Si estinguerà così la civiltà del peccato della carne, la più folle e geniale che la storia abbia " mai abbastanza " conosciuto». In mezzo una serie di affermazioni davvero poco «umili» e da trik trak. Un solo esempio, compiendo una forzatura rispetto allo stile di Avvenire e chiedendo perciò scusa ai lettori: «La Chiesa è riuscita a conferire grandezza e destino anche all'atto francamente bislacco di introdurre un pene in una vagina». Viva la libertà, certo, ma accanto a scritti che furbescamente paiono pretendersi come difesa della Chiesa e della Santa Sede il fastidio è grande. Lo stesso che, per esempio, stesso giorno, provi leggendo ("L'Unità", p. 41) il «dotto» e nel caso «devoto» Gravagnuolo. A Pigi Battista che sul "Corsera" ha osato scrivere che Günther Grass è stato «volontario delle Waffen SS» egli replica secco: no, «ci capitò senza volere in quel reparto ausiliario di giovanissimi». Già: ma quante volte la stessa accusa, ancora più falsa nella realtà dei fatti, "L'Unità" la ha rivolta a Benedetto XVI e il «dotto», qui non devoto, ha fatto finta di nulla?
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