martedì 6 ottobre 2015
«Tosto quel Tettamanzi! L'Editoria italiana non annoia» (“Espresso”, 3/10, p. 146). Se la collana “Stile Libero di Einaudi”, “in gran parte letteratura vivace e vivacissima” pubblica il cardinale Tettamanzi loro si svegliano stupiti: il libro – titolo “Misericordia” – è «ispirato dal Giubileo di Papa Francesco». Già. Si sa che da noi in librerie cattoliche trovi anche libri detti laici, è rarissimo il contrario e se capita è sveglia inattesa, campana che turba il sonno culturale. Qui ora le pretese in casa nostra. Ieri “Agenzia” cattolicissima e titolo strillo: «Non so voi, ma io voglio morire in Croce»! L'Autore trovando il «Canone eucaristico» della «cosiddetta preghiera della riconciliazione» nel cui prefazio c'è l'elogio del «dialogo» anche con «i nemici» ne è «infastidito», lo trascrive e spiega il perché: «NON (maiuscolo, ndr) c'è la Croce, manca il suo spietato realismo, la sua nuda durezza. Manca sia teologicamente (mai menzionata) che esistenzialmente». Così è troppo e lui non ci sta, il suo «dialogo» non vuol essere frainteso: «Io voglio morire in croce… uno che cerca la croce che se ne fa del vostro dialogo?». Non si capisce – ma forse si capisce – chi sia indicato con quel “vostro”. E già: calma con questa «misericordia» a buon mercato, e con chi «dialoga» persino con «i nemici»! Infatti Gesù «non ha modificato di una virgola il suo insegnamento»: Lui non dialogava. Questa troppa «misericordia», questo «dialogo», queste «porte aperte» all'Autore non piacciono, e a sorpresa si propone lui: «Voglio morire in croce… lasciatemi andare»! Teologia diversa, volontà fermissima, eroismo proclamato con sostituzione? Calma! Nel canone della Messa, su ogni altare c'è già chi è già morto in Croce, vero? Poi è risorto, come Salvatore: e dialogava con «i peccatori» e anche con i suoi «nemici».
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