sabato 12 settembre 2020
«La pratica difficile dei conti con la storia». Così qui, ieri, nel titolo per Roberto Righetto lucido come sempre su molte realtà del passato talora strapazzate nelle memorie. Conti difficili! Conferma immediata ancora ieri ("Giornale", p. 1 e int.) con "uno stralcio" di un libro di Fabio Marchese Ragona: «Gli esorcismi di Pio XII per evitare che al voto vincessero i comunisti». Rievocazione di vicende politiche anni 40 e 50 con grande rilevanza – come decisiva – degli esorcismi papali per il voto del 1958. Si ricorda che Pio XII fu «accusato di aver taciuto sulle deportazioni degli ebrei».
Silenzio in contrapposizione con la narrazione di uno straripante intervento esorcistico per impedire una vittoria del Pci nell'Italia tornata Paese libero e democratico. Così appare sul "Giornale". Ma si fanno così «i conti con la storia», deplorando la prepotente violazione "esorcistica" dei rapporti con una nazione democratica? Domanda: che Pci era quello di quei tempi? E quale società pareva auspicare? Dal testo del "Giornale" nessuna traccia dello stalinismo, dei Gulag e delle persecuzioni, le stragi di cristiani ucraini, cattolici e ortodossi... Ignorate del tutto le vicende dei cardinali Mindszentj, Beran e Stepinac? Che tipo di comunismo era quello del 1948 e anche quello del 1958?
Sono convinto che nel libro Fabio Marchese Ragona chiarirà qualche interrogativo che sorge da questa presentazione del suo volume... Mikhail Gorbaciov era lontano, Enrico Berlinguer divenne segretario ben 14 anni dopo. Muri, non solo quello di Berlino, e "cortina di ferro" erano ancora intatti. E l'ironia sottesa sugli esorcismi forse è segno di una leggerezza eccessiva che poco ha a che vedere sia con la realtà di quella storia sia con la realtà della fede e della preghiera. Così, un'occasione perduta.
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