sabato 20 settembre 2014
«Ma prima di fendere col vomere/ un terreno sconosciuto,/ si dovranno conoscere i venti,/ l'andamento del clima,/ le coltivazioni precedenti/ e le proprietà peculiari del luogo,/ che cosa produca e non produca». Virgilio, accanto al capolavoro, l'Eneide, scrive altri poemi, di cui Le georgiche è il più originale. Un trattato in versi sulle piante, e sulla coltivazione, un libro mitico sulla relazione dell'uomo con il cosmo attraverso la terra. Ai lettori avvezzi al linguaggio, alle mappe, di queste Avventure, sono consueti i riferimenti celesti o marini: il mondo degli astri e quello dei viaggi oceanici. Con Virgilio qui incontriamo un poema straordinario in cui la terra, sempre luogo coltivato, prova della civiltà, ma non dell'avventura (il contadino, sappiamo, sta lì da sempre, mentre il marinaio parte), si rivela chiave per interpretare la vita umana. Non puoi arare un terreno sconosciuto se non ti documenti sul luogo, clima, irrorazione, vegetazione, coltivazioni precedenti (il passato, l'origine, il divenire), sul suolo che stai per solcare: ogni metro di terra che tu incontri e in cui vuoi vivere e lavorare, esige che tu ne studi l'archeologia viva, l'ambiente, la storia. Fa' conoscenza con il luogo, saluta, affronta nei dettagli ogni metro quadrato di terra del pianeta.
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