martedì 5 novembre 2019
Nonostante il declino demografico sempre più evidente, un cittadino europeo su 10
(all'incirca 50 milioni sui 513 censiti nel 2018) vive ancora oggi in famiglie numerose, formate cioè da genitori con almeno tre figli. E tuttora quasi un terzo dei bambini che nascono nei 28 Paesi membri della Ue, trovano ad accoglierli due o più fratelli o sorelle, inserendosi quindi nella categoria statistica delle "big families". La tendenza allo spopolamento del vecchio continente trova dunque un argine robusto e confortante, oltre che nell'arrivo dei migranti, anche nella disponibilità di tante coppie ad accogliere figli dove già non ne mancano.
Il fenomeno è forse poco evidente in Italia, dove la crescita del numero dei figli da tempo viene piuttosto collegata a un drastico incremento del rischio povertà. Ma nell'insieme dell'Unione europea la "resistenza" dei nuclei composti da 5 o più individui è notevole anche solo sull'arido terreno delle cifre, visto che in media essi rappresentano il 13 per cento delle famiglie, con una punta del 26 nella "verde" - anche sul piano demografico - Irlanda. Da noi l'incidenza si ferma a uno scarso 8 per cento, ma c'è pure chi sta peggio, come il Portogallo con il 7 e la Bulgaria col 5 per cento.
La sfida ora consiste nel dare a questa galassia l'attenzione politica che merita. E l'auspicio è che, nel faticoso decollo della nuova Commissione guidata dalla "super mamma" tedesca Ursula von der Leyen, la questione delle politiche per le famiglie, specie quelle "formato XL" o più, assuma il giusto rilievo. A livello comunitario si sta mobilitando l'Elfac, European large families confederation, con sede a Barcellona e presieduta dall'italiana Maria Regina Maroncelli, che collega 24 associazioni nazionali di 21 Paesi. Nel mese scorso, assieme ad altre 35 sigle di realtà che supportano i diritti delle famiglie, hanno sottoscritto una lettera-appello promossa dalla ong internazionale Iffd e indirizzata alla nuova Commissaria competente, nonché vicepresidente dell'esecutivo, la croata Dubravka Šuica.
Esponente dal 2013 del gruppo dei Popolari a Strasburgo, la ex sindaco di Dubrovnik guiderà il portafoglio denominato "Democrazia e demografia", un abbinamento che, dal punto di vista delle famiglie numerose, acquista un certo sapore simbolico. Dove meglio possono apprendersi,
infatti, alcune regole base della convivenza e del rispetto reciproco tipiche della democrazia, se non in un "focolare" ben affollato e in cui le eccessive pulsioni individualiste vengono per forza di cose ridimensionate e corrette?
Nella lettera in questione, l'Elfac e gli altri firmatari sollecitano una seria politica family friendly, in particolare per tutto ciò che può favorire la conciliazione tra tempi di lavoro e cura domestica, come condizione necessaria per lasciare ai genitori piena libertà di avere figli. La richiesta nasce anche sulla scorta di una recente direttiva della stessa Ue e dell'ultima assemblea generale delle Nazioni Unite, che individuano nella conciliazione lavoro-famiglia un mezzo per garantire sia il benessere dei bambini, sia il raggiungimento della parità di genere e il rafforzamento del ruolo della donna nella società.
Nello stesso tempo, sempre a livello comunitario, l'Elfac sta promuovendo la creazione di una rete continentale delle città "amiche della famiglia", che il 14 novembre prossimo terrà a Bruxelles la sua prima Convenzione, presso la sede del Comitato economico e sociale della Ue. Quella delle città family friendly è un modello di "buone pratiche" elaborato a partire dall'esperienza italiana di Trento, che sta crescendo sia in Italia sia in altri Paesi. Anche dal decollo di questo network la vecchia Europa ha tutto da guadagnare.
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