giovedì 5 marzo 2015
Quando lo sfratto è divenuto esecutivo, la loro vera “casa” è stata un'automobile. Con tutti i disagi, facilmente immaginabili, che una famiglia di tre persone (padre, madre e figlio) ha dovuto affrontare dormendo nel veicolo. Troppo, anche per chi ha affrontato prove durissime in un'esistenza avara. L'insostenibile situazione ha richiesto una svolta. Il nucleo ha così pensato di trasferire ulteriormente “domicilio” realizzando una sorta di capanna, costituita da un ombrellone e da alcune barre in legno, davanti alla sede del Comune di Brindisi. Seppur fatto rimuovere dai vigili urbani, quell'improbabile ricovero ha colpito la sensibilità degli inquilini del municipio che hanno così deciso di autotassarsi per consentire a cittadini sfrattati con situazioni gravi di avere un alloggio momentaneo. In particolare, il presidente del consiglio comunale, Luciano Loiacono, l'assessore allo Sport, Antonio Ingrosso e 11 capigruppo consiliari, hanno aiutato la famiglia alloggiata in auto, riconoscendole il diritto al contributo comunale per l'affitto.Tutto risolto? Nient'affatto. Perché nessun proprietario di case si è reso disponibile a concedere un buco ad una famiglia “precaria”. È stato l'ulteriore contributo degli amministratori (in poco tempo raccolti 900 euro) a risolvere la vicenda: la famiglia andrà in una pensione. In attesa, spiegano dal Comune, «di reperire un alloggio in affitto» non solo per il nucleo in questione ma anche per un'altra famiglia in difficoltà e beneficiaria di sussidi.
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