mercoledì 25 luglio 2012
Dopo 40 anni di giornalismo capita: leggi, ti interroghi e ti vergogni della categoria. Lunedì "Repubblica" (p. 1 e interno) annuncia fin dal titolo tra virgolette «Altri tre sotto inchiesta» in Vaticano. Seguono nomi dei tre accusati di «tradimento» – testuale – indicati in grassetto e tutte maiuscole come «La custode delle carte», «Il vecchio segretario» risentito e, ovviamente, «Il cardinale» invidioso. Un vero scoop! Capita però anche che, mai successo in precedenza, la Santa Sede smentisca tutto con due interventi fermi e inequivocabili: Portavoce papale e Segreteria di Stato. Nella smentita, oltre l'accusa di falso, leggi che lo scoop di "Repubblica" è solo una ripresa, alla lettera, di false rivelazioni pubblicate in Germania. Caspita! E poi che succede? Succede che per esempio il Tg3 delle 14,20 dia circa 4 secondi alla smentita e, poi, ripeta per 3 minuti i falsi, al dettaglio! E succede che ieri su "Repubblica" l'autore dello scoop esordisca citando un anonimo «osservatore straniero» – non dunque "L'Osservatore Romano"… – il quale minimizza, aggiunge che il portavoce papale è «nervoso» (suggerendo un altro falso) e quindi ricorra all'autorità del giornalista tedesco da cui ha "copiato" definendolo «il vaticanista principe»! L'insistenza può diventare protervia, ma può pure avere un suo decoro. Qui neppure quello. E sugli altri giornali? Salvo "Il Foglio", e "Avvenire", che dà puntuale conto dei comunicati vaticani, tutto sottotono, o anche nulla. Brutta storia davvero. Ti viene in mente il Balilla, ma non Giovan Battista Perasso, eroe di Genova nel Settecento, bensì quello del Ventennio tutto "libro e moschetto". Che lancia il sasso e sventola la mano. Loro scrivono e riscrivono, senza vergogna. Chi legge ne prova tanta… Già: "Repubblica e moschetto, Balilla perfetto!".
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