mercoledì 12 marzo 2014
Un prete di passaggio chiese al vecchio parroco ospitalità in canonica. Era "el dì di mort, alegher" di tessiana memoria, con le officiature la cui eco proviene dal patrimonio liturgico dei monaci Cluniacensi. Il prete viaggerino, uomo di mezz'età, si propone per celebrare la messa del quattro novembre. Si presenta al monumento dei caduti con un elmetto in testa. È efficace nell'omelia, qualcuno si commuove. Solo più tardi si verrà a sapere che il pover'uomo è un millantatore, rimasto benevolmente nella memoria di tutti.
Altra volta è agosto e mi trovo al passo S. Bernardo, santo che è di cent'anni precedente quello di Clairvaux. Lì, verso sera, giunge a piedi un prete sulla quarantina; mi racconta una storia penosa. I frati lo sfamano e gli danno ospitalità per la notte ma non di più. C'è qualcosa che non va in questa vicenda. Deve raggiungere in Francia la sua casamadre. Gli diamo i soldi per il viaggio poi andiamo a dormire. Ho appuntamento con lui all'alba, nei pressi della fontana, sotto il maggiociondolo. Ci salutiamo, è vigoroso e di alta statura. Un frate mi dirà che il nostro, mai stato sacerdote, gli aveva confidato di essere un ex detenuto.

Intorno alla figura del prete, nasce di tutto, mi affascina la cosa, non a caso.
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