venerdì 30 aprile 2021
Feci la coda per qualche ora, tanti anni fa a Parigi, per poter comprare dei biglietti per l'Olympia (il tempio della canzone e della musica più popolare), per me e per i miei genitori, proletari emigrati nella banlieue nord-ovest che sognavano di poter ascoltare dal vivo la più grande dei fisarmonicisti, Yvette Horner, con la sua grande orchestra di suonatori bravi quanto lei. Per la verità, condividevo anch'io la loro curiosità e la loro passione, cresciuto in provincia dopo la guerra, quando a carnevale si ballava tantissimo nelle case private (anche in campagna, dove si era ospiti di case diverse, a turno, e gli invitati maschi dovevano provvedere al vino e le donne alle ciambelle) e nelle molte sale da ballo. Non c'erano orchestre a guidarci ma una semplice fisarmonica, accompagnata qualche volta da una tromba o da un clarinetto, ma indispensabile era la sola fisarmonica, uno strumento capace di “fare orchestra”. Che bastava da solo, e a me sembrava un miracolo, a guidare le danze. Quand'ero bambino, dopo la trebbiatura del grano, al suono della fisarmonica si ballava ancora sulle aie un rozzo saltarello... Era da solo uno strumento-orchestra, proprio per questo decisamente popolare e assai poco considerato dai grandi musicisti, con rare eccezioni (Ciakovskij, mi ha detto uno che di storia della musica ne sa), ma che ha avuto una gloriosa storia “di base” a Est come a Ovest, a Nord come a Sud, soprattutto tra Otto e Novecento da vero cuore delle feste paesane e proletarie. E i suoi appassionati mi hanno spesso ripetuto (leggenda o realtà?) che anche la fisarmonica, o una sua antenata, è stata inventata da Leonardo da Vinci! In Italia vi è stata peraltro una fiorente industria delle fisarmoniche in più paesi, da Stradella a Castelfidardo. Bastava un tempo una fisarmonica per fare festa, per fare carnevale, per fare comunità! Sia dunque gloria alla fisarmonica, che ha avuto in tempi recenti e nel nostro paese almeno l'omaggio di una canzone, La fisarmonica, lanciata da Gianni Morandi... Ma quanti concretamente la suonano, ancora, o vi fanno ricorso nei loro concerti? Forse soltanto Vinicio Capossela e Moni Ovadia, per eredità culturali diverse, per diverse esperienze e tradizioni! Ma torniamo a Yvette Horner, dimenticata ormai anche in Francia anche se a suo tempo i suoi dischi furono venduti in 300 milioni di esemplari. Ogni tanto mi scopro a cercare su YouTube qualche sua vecchia registrazione (è morta nel 2018 a Courbevoie), Rève d'accordéon o Amour de valse, Montagnes d'Italie o Le dénicheur... E mi è caro ricordare che per anni accoglieva ufficialmente con il suo gruppo la fine di ogni tappa del Tour de France! E che fu lei a suonare per la massa di persone radunata in piazza della Bastiglia il 14 luglio del 1989 per celebrarvi il bicentenario della Grande Rivoluzione.
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