venerdì 2 aprile 2004
Evoluzioni. Un tempo i quaresimali erano prediche, nelle chiese, che risvegliavano le coscienze destandole al senso del bene e del male. Non erano sui giornali. Oggi invece un quaresimale - proprio così lo chiamano - c'è che finisce in stampa, e precisamente sul "Foglio", a chiusura di ogni numero, così i lettori sono contenti che sia finito. A scriverlo, leggero ed evanescente, seppure carico di saccenti pretese che tuttavia non si leggono, è Camillo Langone. Ieri, primo aprile, scegliendo per spunto quel testo in cui Paolo ricorda ai filippesi il suo "desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo", il neoquaresimalista se la prendeva personalmente con il cardinale Ruini. Aveva saputo che "oggi la Cia teme attentati e vorrebbe munire il Papa di un giubbotto salvavita", che però "il Papa rifiuta perché la vita non si salva con i giubbotti". E allora? Allora Langone si ricorda che, da "ragazzo", una volta vide arrivare a Reggio Emilia "monsignor Ruini con scorta sgommante e poliziotti dai mitra spianati". A me è bastato, scrive oggi l'idealista ragazzino di ieri, "per farmelo disistimare per sempre" Un uomo di chiesa non può mostrarsi pauroso dei proiettili, deve mostrarsi ansioso di ricongiungersi con Cristo". Una predica insomma, con annesso giudizio disistimante: "per sempre", stop, finita. La colpa irrimediabile di Ruini? Quella scorta sgommante, come se in questi casi fosse lo scortato a impartire ordini di scena. Magari erano i tempi duri degli "anni di piombo"? Niente. Lui inflessibile caccia il reo subito fuori dal suo paradiso terrestre. Che dire? Scrivo mentre su Raiuno il vicario di Roma su Raiuno sta parlando ad una folla di giovani in piazza S. Pietro, accanto a Giovanni Paolo II: ambedue a tiro di fucile" Ma sì, siamo buoni: quel quaresimale era un "pesce d'aprile". Attaccato proprio in basso, sul dietro del "Foglio""
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