venerdì 7 marzo 2003
Pubblicare o no fa lo stesso. «Unità» (1/3, p. 12): grande titolo, «La carica di Bossi contro Roma». Lì sotto «Centomila persone e seguire i Ds sul satellite» e poi, senza vero titolo proprio, l'opinione del coordinatore dei Cristiano sociali a congresso: «La Quercia non è ancora oltre il Pci». Una critica all'impermeabilità dei Ds verso i cattolici come tali, anche «interni». Pubblicata così, come a verbale, senza evidenza e senza replica, scompare nel nulla. Io ti pubblico, tu ora stai zitto e lasciami andare dritto per la mia strada. Infatti stessa «Unità», p. 28, il pezzo contro «L'Europa subalterna e conservatrice», con bersaglio principale le «radici cristiane». Diverso stile, stessa aria sul «Manifesto» (4/3). Pubblica lo sfogo di una lettrice «evangelica-battista» che lamenta: «Chi sa in Italia che il Consiglio nazionale delle Chiese Usa ha affermato che la guerra preventiva è immorale e illegale?». Senza risposta. Non gliene importa nulla. Ma i lettori di «Avvenire» lo sanno: qui se ne è parlato più volte. Per il «Manifesto» - come in fondo per «l'Unità» - sempre fermi all'antireligione d'antan, cattolici o protestanti sempre uguali sono: in fondo «oppio dei popoli». È poi ciò che su «Repubblica» (4/3, p. 45) fa deridere una Rai «per pubblico medio: politici, preti e carabinieri in prima fila», e sul «Giornale» (1/3, p. 11) porta Michele Santoro alla minaccia: così «ci ritroviamo Marcinkus direttore generale della Rai» (!?!). Ciechi: con l'ossessione, la fissa e il tic. Offri loro un cannocchiale? Non ti ringraziano di sicuro.
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