sabato 27 aprile 2019
Proverbio, "Eveniunt, ergo possunt evenire!" E così succede ("Foglio", 25/4, p. 2) che qualcuno si allarghi oltre le competenze rivelando che «Il Sant'Uffizio è la prima vittima della riforma della Curia». Allarme da qualche parte affezionata a un passato nel quale la Congregazione per la Dottrina della fede era appunto il Sant'Uffizio. Hanno letto su una rivista spagnola, "Vida nueva", che nella prossima riforma della Curia Romana l'ex Sant'Uffizio non sarebbe più detto "La Suprema" e questa per loro è una "grande rivoluzione"! Infatti succederà che al primo posto tra i doveri della Curia sarà – ecco la notizia – l'Evangelizzazione dei popoli, e non più la "conservazione" della disciplina e della Dottrina cattolica, per costoro mai cambiata nei secoli. Leggi e ricordi il "semper idem", motto indicativo della vita e della funzione del cardinale Alfredo Ottaviani, mitico condottiero della "Suprema" nei tempi pacifici fino al 1962 e poi tempestosi grazie all'arrivo del Vaticano II, che uno dei principali entusiasti difensori e poi nostalgici di quella "Suprema", Pier Carlo Landucci, definiva icastico come "lo scatafascio" del Concilio: per lui la mania del "dialogo" con tutti aveva praticamente azzerato la fede. Ecco: in pagina un annuncio del genere dice che qualcuno, ancorato al passato, oggi si allarga troppo rispetto a competenze e conoscenze. È libertà di stampa e di pensiero... Un "pensiero" che "va", ma sempre all'indietro, al punto che – testuale – viene indicato come prova preoccupante il fatto che tra le Congregazioni della Curia rinnovata quella della "Evangelizzazione" sia dichiarata al primo posto. Che dire? Forse è nella natura delle cose: la fede prima si annuncia, e poi eventualmente si difende, badando bene, però, a non scambiare per fede cose frutto della storia e comode per qualcuno, chiunque esso sia, ma non per "l'annuncio". Appunto.
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