sabato 21 gennaio 2017
L'eutanasia di un giornale spiace sempre. Ieri “l'Unità” ne dà due esempi perfetti. A p. 10 Carlo Troilo, da tempo battagliero sostenitore della vera e propria eutanasia con sue motivazioni rispettabili, è perentorio fin dal titolo: ,«Eutanasia, quelle leggi vanno subito sbloccate»! Imperativo. Lecito, ma è lecito anche ricordare a lui e a “L'Unità” che le leggi le fa il Parlamento, e che per questo c'è bisogno di una maggioranza che nessuno può pretendere scontata in anticipo per pretendere la legge che vuole lui. Il secondo esemplare, in tema eutanasia di giornale, è nella stessa pagina e ha per titolo «L'ora di religione». Silvia Dal Prà scarica una colonna di ironie e malignità sulla concreta realtà di una sua collega che a scuola, la sua stessa scuola, si trova a insegnare religione e durante la sua ora accade che gli alunni che per vari motivi, leciti e rispettabili, su richiesta dei genitori sono collocati in altre aule, disturbano ogni volta le lezioni correnti, anche quella della collega Dal Prà. Vero? Credo di sì, ma so anche che la cosa è nota da decenni. E l'ironia velenosa che descrive l'insegnante di religione come una furba approfittatrice di privilegi dovuti a “l'oppio dei popoli” diffuso ancora in dosi massicce sa di roba vecchia davvero. Si può discutere della scuola di religione? Ovviamente, ma questa uscita di Dal Prà appare anche molto sfortunata. È dell'altro ieri su tutti i giornali la notizia che più dell'80% degli alunni gradisce e sceglie proprio quella disciplina! Forse il discorso va affrontato diversamente, con qualche informazione di più sulla natura della realtà, della materia certamente, ma anche delle famiglie e delle stesse scuole. La realtà – dice Francesco – è più importante delle idee. Vale anche per i giornali che vogliono vivere ed essere letti.
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