giovedì 10 marzo 2016
Estremi: paiono gemelli, e per fortuna sono opposti. Su “La Stampa” (8/3) Vittorio Malaguti: cronaca diretta con dettagli acuminati del «suicidio assistito» di Susanna: «Ha scelto di morire… dieci chilometri oltre il confine» di «quella prateria bruciata dei diritti individuali che è ancora il nostro Paese», cioè a Lugano, in Svizzera. Prenotazione, pagamento dovuto dei «servizi», arrivo nel «cubo di cemento su tre piani che guarda il lago, arredato in modo accogliente», il «farmaco» sul comodino, la preparazione de «l'ultima flebo, il letto spazioso (e) l'iniezione…»: «gli occhi» del figlio Davide che l'ha accompagnata fino lì «si sgretolano», quelli «di Susanna si chiudono. È stato bello conoscervi»! Che dire? Una domanda: il nostro Paese è «ancora una prateria bruciata dei diritti individuali» solo perché «ancora» non si può fare così? E se uno pensa, o addirittura dice in pagina che la prateria nostra è «bruciante» anche perché nei fatti una legge dall'estate 1978 nega «diritto alla vita» a tante creature innocenti? Libera opinione in libera stampa? Rispettoso dissenso di metodo e di merito, con bis rafforzato. Infatti ieri sempre lì (9/3) l'intera p. 13 appare dedicata a ribattere il ferro «bruciante»: «Suicidio assistito, arriva la legge, Pd e M5S ora cercano un'intesa». Appare e non è del tutto, per fortuna, perché c'è anche una lettera di «Marco», padre di «una splendida ragazza di 23 anni affetta da sclerosi multipla». Dolore, «smarrimento e solitudine», ma «la ricerca fa passi da gigante», quindi anche lotta che continua, tante storie di «bellezza, gioia, speranza e vittoria». Ma davvero lontano da questo «Pd e Movimento 5 Stelle cercano un'intesa» e guardano al suicidio assistito? La prateria del nostro Paese pare «bruciata» da ben altre fiamme. Per vivere, non dalla mancanza de «l'ultima flebo» per morire.
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