domenica 4 gennaio 2015
Questo è il tempo dei social media, nessuno può disconoscerne forza e potenza. Sono invincibili e trionfanti. Determinano finanza, economia, politica, la percezione dell'esistente, le aspettative, le aspirazioni. Determinano la realtà senza ancora esaurirla ma hanno decisamente ipotecato l'immaginario. Anche la spiritualità nella sua dimensione sociale ne è soggiogata. Basta possedere una pur vaga opinione per farne comunicazione e ogni comunicazione diventa opinione diffusa in un flusso ininterrotto che annulla le distanze, fagocita spazio e tempo. Un qui adesso già consumato nell'attesa di un ultimo aggiornamento subito vanificato.Io voglio essere un racconto, sono corpo a dargli voce, una voce a dargli corpo. Ho bisogno di tempo per sedimentare pensieri e gesti, memorizzare cadenze ed assonanze. Sono carne, muscoli, ossa e nervi. Raccontando non mi racconto, sono raccontato, infinitesimale particella nutrita di memoria e di oblio. Un qui adesso da un tracciato ben definito in movimento verso incerta destinazione. Finché c'è racconto c'è vita, mutamento, speranza; impulso e linfa per nuove azioni che il racconto propizia, consola, giudica, riordina.
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