martedì 10 ottobre 2017
Leggerezze. «Un gesuita furbaccione»… Così, con citazione di papa Francesco a Bologna ("La Lettura" del "Corsera" 8/10, p. 19) il collega Accattoli. Forse era più esatto «furbacchione», ma è lo stesso, con la motivazione nel ricordo di un "consiglio" dato agli allievi da «un vecchio gesuita» in Argentina: «Pensa chiaro, sempre, ma parla sempre oscuro». Francesco ha detto che si tratta di «furbizia clericale», ed è difficile pensare che sia solo cosa argentina. Qualche ipocrisia, infatti, potrebbe dirsi "universale", e l'etimo direbbe anche "cattolica". Infatti ti tornano in mente altri consigli sinceramente e davvero «clericali» ricevuti tra prudenza antica e sorriso maliziosamente "paterno". Eccone per esempio due, ricevuti di persona da bocca ecclesiastica illustrissima e romanesca: «Parla poco, parla pe' urtimo, parla solo se interogato!». Si direbbe tra… ipocrisia e prudenza. Il secondo più sottile, più vissuto, e più passibile di un'interpretazione inaccettabile: «Amico mio, ma ancora non lo hai imparato… che a Roma se vuoi campare devi fare il morto?». Una metamorfosi di "buoni" consigli. Ecco perché la parresìa, la sincerità di dire tutto il dovuto, senza paura, e di «annunciare sui tetti ciò che qualcuno sussurra negli orecchi» (Mt. 10, 27 e Lc. 12,3) ha vero sapore di Vangelo: eterno. Alla luce di Gesù la mente, il cuore, la bocca e le mani acquistano piena libertà: non sono più roba da furbacchioni, ma eco umana della Parola eterna. Vivere nella luce servirà a purificare anche le ombre nostre una volta conosciute e riconosciute come tali. Dal buio della creatura - che si lascia riempire di Luce ed esce a portarLa, questa luce non sua se non solo di riflesso e che non gli consente mai di sentirsene arbitro unico ed ultimo - alla vita di grazia nello Spirito che parla tutte le lingue del mondo. Questa è vera furbizia!
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