domenica 8 novembre 2009
La sentenza della Corte di Strasburgo sul crocifisso nelle scuole è stata applaudita, sui giornali che si dicono "laici", in tutti i toni e modi possibili: vignette e testi irridenti, riferimenti alle leggi della "laicità" (intesa come laicismo) e della democrazia, in questo caso messa fuori causa o usata alla rovescia. Esempio: su Il Fatto quotidiano (venerdì 6), il commento del procuratore aggiunto presso la Procura di Torino, Bruno Tinti presentava un sondaggio di Tg24 (su Sky) che dava questo «risultato: 72% contrari alle decisione della Corte, 28% favorevoli". E si chiedeva: "Così tanti i cattolici integralisti?». Un magistrato che giudica sulla base dei soliti pregiudizi? E poi: «Dunque questo 72%
voleva imporre all'altro 28 per cento il suo modo di pensare». Può darsi, ma così il 28 ha imposto il suo al 72. Così ingiusti i laici fondamentalisti? Speriamo che non si usino questi criteri in camera di consiglio. Sul Riformista (giovedì 5) Rina Gagliardi, già senatrice di Rifondazione, afferma che «in Italia si può (forse) toccare tutto, ma non il potere del Vaticano». Vorrei ricordarle che l'esposizione del crocifisso fu prevista da due Regi Decreti del 1924 e del 1928, dunque in epoca di piena rottura tra Italia e Santa Sede. Sull'Unità, Lidia Ravera, l'autrice dei "Porci con le ali", scrive: «Abbiamo ben altro per la testa». Non lo metto in dubbio. Su Repubblica (mercoledì 4) il giurista Stefano Rodotà scrive: «La sentenza della Corte suprema europea vuole sottrarre il crocifisso a ogni contesa. In questo è la sua superiore laicità». Su Liberazione (giovedì 5) Raniero La Valle, pur deplorando il «più generale interesse ideologico del ricorso», promosso da «una socia dell'Unione Atei Agnostici e Razionalisti (Uaar)», parla di «sentenza ineccepibile». Sono dispiaciuto di dover dissentire da un amico che fu mio Direttore, ma proprio a proposito di interessi ideologici, mi sembra opportuno ricordare che la Corte di Strasburgo, in nome della laicità, ha mandato in esilio dalle scuole Colui che inventò la laicità fondandola su un principio razionale ("Date a Cesare" date a Dio"") e che, anche per questo, subì una condanna a morte pronunciata dalle autorità clericali del suo tempo (il Sinedrio) ed eseguita dal potere "laico" e pagano dei Romani (Pilato). Si dà l'ostracismo ("Et sui eum non receperunt") a Colui che aveva annunciato la liberazione dei poveri e degli oppressi e insegnato l'uguaglianza e la fraternità di tutti gli uomini. E dunque non ha torto chi, oltre a riconoscerne il primario valore religioso, fa dell'Uomo crocifisso da una singolare combutta di credenti, anche un simbolo della (vera) laicità valido per tutti gli uomini, atei compresi.

IL LAICALENDARIO
A proposito della "superiore laicità". I "laici" continuano a scopiazzare i cristiani. Il giorno dei morti l'Unità ha annunciato l'istituzione del "laiCAL", il calendario "laico", che presenta, uno al giorno, tutti i "santi" del laicismo. Ieri, per il LaiCAL (vedi Virus, il portale satirico dell'Unità), era il giorno di Giulia Agrippina Augusta, figlia di Germanico, sorella di Caligola, contro il quale congiurò invano per ucciderlo, bigama, uccisa da suo figlio Nerone.
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