giovedì 31 luglio 2014
«Che l'uomo, in un modo o nell'altro, adori gli eroi; che tutti noi onoriamo e dobbiamo sempre onorare i grandi uomini: questa per me è la roccia che sta in mezzo all'universale, precipitoso rovinare di tutte le cose». Queste parole riassumono in pieno lo spirito dello scrittore scozzese Thomas Carlyle, Gli eroi e il culto degli eroi, uscito nel 1841, un'opera fondamentale per la nostra civiltà. Importante e necessaria quando fu concepita e pubblicata, indispensabile ora in cui l'uomo ha perso il senso nobile dell'emulazione o, peggio ancora, lo vive in forma distorta: amici che hanno esperienza di insegnamento raccontano che i ragazzini da grandi vogliono fare, genericamente, i ricchi, la televisione propone come insegnante e giudice Flavio Briatore quando un tempo in sua vece parlavano il professor Cutolo e padre Mariano. Anche certi adolescenti che vorrebbero emulare i calciatori, in realtà non capiscono niente di calcio perché lo seguono distrattamente e senza passione, e li ammirano solo per la ricchezza e un presunto mondo di sfarzo e veline.La civiltà è fondata sulla memoria, sulle imprese degli antenati. Noi siamo quello che siamo grazie agli eroi che ci hanno preceduto. Gli eroi non sono solo i guerrieri, sono gli uomini esemplari. In ogni famiglia, in ogni redazione, in ogni ufficio, in ogni quartiere, vivono tanti spiriti di eroi. Da ricordare e emulare, quotidianamente, eroicamente.
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